Visualizzazioni totali

mercoledì 27 marzo 2024

UNIAMOCI PER UNA CULTURA DELLA PACE !

 


Ed eccoci qua a scrivere l'ennesimo commento sulla guerra. Già l'anno scorso una moltitudine di idee e opinioni sono state espresse riguardo a ciò che stava e purtroppo sta accadendo tuttora tra Russia e Ucraina.

È stata accusata la storia di non essere stata abbastanza brava a lasciarci qualcosa, ma odiernamente e in tal contesto non si tratta di ignorare guerre di un secolo fa, ma guerre che stanno affiancando il nostro corso di vita. Difatti, oltre a Russia e Ucraina, attualmente abbiamo anche il conflitto tra Palestina e Israele, portato avanti dalla fine della seconda guerra mondiale, di cui si trattava poco, se non nulla.

Questa guerra però non sta distruggendo solo delle vite e non è concentrata solamente nella famosa striscia di Gaza, ma sta portando via anche molte libertà.

Sabato 9 Marzo, è una data, indubbiamente, da tenere in considerazione; difatti, finalmente, anche qui a Trapani si è sollevato un grido di protesta contro tutte queste terribili vicende. Un grido poco scontato e in grado di dimostrare che, seppur in minore misura, è possibile contribuire, anche solo simbolicamente, a qualcosa per cui combattere.

Le lamentele sono state innumerevoli e di differente radice, per il sistema Italiano che sembra sempre retrocedere di settimana in settimana, come se nulla fosse, ai diritti dei cittadini che continuano a non essere considerati e rispettati, contro uno Stato che ormai appare irrispettoso nei confronti di un'Italia  che di democratico non ha più nulla e, in conclusione, si è protestato contro questa guerra continua che nessuno ha mai realmente voluto, se non chi ci guadagna economicamente.

Si è urlato a gran voce che sono i ragazzi il futuro della prossima generazione e che è fondamentale e legittimo fare ascoltare la loro voce.

Abbiamo sempre criticato i giovani della generazione Z perché completamente dipendenti  dallo smartphone, di essere indifferenti e di non lamentarsi mai. Eppure quando parlano, quando finalmente scendono in piazza, sono in grado di intimorire.

Eravamo in pochi, questo è innegabile, ma quei pochi, quella trentina o giù di lì di presenti sono stati capaci di rappresentare ciò in cui credevano, la pace e la libertà di parola.

Come ha detto lo stesso Nino Occhipinti, rappresentante del nostro istituto e dei Giovani Democratici: "Meglio pochi che sono venuti poiché credono realmente in questa iniziativa, che tanti, che pensavano solo di saltare un giorno di scuola".

Noemi Asta e Cloe Guarnotta 5^ A

Liceo delle Scienze Umane

venerdì 1 marzo 2024

MAFIA, POLITICA E AFFARI : RICORDANDO IL PREFETTO FULVIO SODANO, " SOGNATORE CONCRETO"




 
Il 26 Febbraio, in occasione del decennale della morte dell’ex prefetto trapanese Fulvio Sodano, le istituzioni trapanesi hanno organizzato un convegno invitando anche gli studenti di alcuni istituti scolastici.

Il convegno, strutturato in due sezioni, rispettivamente intitolate “Luci e ombre nella gestione dei beni confiscati” e “Mafia, politica…affari”, ha visto il succedersi di diversi interventi sia da parte di autorità cittadine e giudiziarie, come il Sindaco Giacomo Tranchida, il prefetto Daniela Lupo, alcuni rappresentanti dell’Agenzia dei Beni Confiscati, il Presidente della Commissione Regionale Antimafia, che una rappresentante di Libera e la moglie del defunto Prefetto Sodano. Il Sig. Sindaco ha tenuto particolarmente a precisare come questa conferenza fosse stata pensata e dedicata proprio ai giovani , augurandoci di formarci come  uomini e donne coraggiosi come lo è stato Sodano, definito “sognatore concreto”.

L’operato di quest’uomo, compiuto in soli tre anni, dal 2000 al 2003, prima di essere allontanato da Trapani, ha lasciato un segno talmente permanente e forte da essere ricordato e pianto dai cittadini anche dopo vent’anni. il 26 luglio 2003 ha stipulato la "Carta degli impegni libera terra Trapani", documento che consente di velocizzare le procedure di confisca dei beni ai mafiosi e di incidere sull'impoverimento del loro patrimonio.Davvero egli è stato ed è tuttora un esempio concreto della lotta contro la mafia; è riuscito infatti a sequestrare un bene alla mafia: la Calcestruzzi Ericina, e a farlo rinascere e fruttare lontano dai circuiti illeciti mafiosi, che , tuttavia, tentarono di far fallire la nuova Calcestruzzi minacciando chiunque volesse acquistare quel calcestruzzo.  “Determinazione” era una delle sue parole preferite, tuttavia la mafia, per vie traverse, riuscì a farlo morire idealmente, trasferendolo ad Agrigento. 

Sodano è stato un uomo scomodo per la mafia, ma vicino alla popolazione, tanto da essere denominato “prefetto del Popolo”. 

Pertanto, a partire dal ricordo e dalla commemorazione dell’ex Prefetto è stato possibile approfondire  temi inerenti la confisca dei beni e lo stato di “salute” della mafia dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. A riguardo sono stati evidenziati dei punti davvero importanti, come l’importanza dell’azione dello Stato nella conservazione e nella crescita della produttività di un bene confiscato, come voluto da Sodano, altrimenti lo stato avrà perso contro la mafia, che, seppur in maniera losca, ha prodotto e ha dato lavoro a diverse famiglie. Difatti è ed era molto comune sentire uomini lamentarsi dopo la cattura di un boss perché questo “dava lavoro”. Sono argomenti di cui non si parla molto, soprattutto tra ragazzi, ma proprio per questo il messaggio conclusivo, forse quello più incisivo, è stato di speranza e di stimolo per i giovani, affinché  non si sottovaluti e non si consideri mai l'organizzazione mafiosa debellata. Poiché è proprio quando si sottovaluta il problema che quest’ultimo ti sovrasta. Dunque l’invito fatto ai ragazzi è stato quello di non smettere mai di lottare contro ogni minimo germoglio mafioso che sboccia in mezzo a noi, di essere sognatori concreti come Sodano e di essere le gambe su cui camminano le idee di cui parlava Giovanni Falcone.


Letizia Monaco

Classe 3^ A

Liceo delle Scienze Umane


IL CASO DELLA CALCESTRUZZI ERICINA : BENE CONFISCATO ALLA MAFIA


LA MAFIA DOPO MATTEO MESSINA DENARO






Ha attratto più il mio interesse la seconda parte del convegno, quando una rappresentante di LIBERA ha illustrato la storia di un bene confiscato alla mafia :

La Calcestruzzi Ericina nasce nel 1991, il proprietario di allora era il boss Vincenzo Virga. La magistratura, però, dopo aver notato l' interesse della criminalità organizzata sull'azienda, la confisca nel 2000. Da quell'anno, le associazioni mafiose cercano di distruggere la fabbrica di calcestruzzi, poiché ormai era proprietà dello Stato, interviene così il prefetto Fulvio Sodano che rimette in gioco l'azienda. Ma proprio per questo Fulvio Sodano viene "cacciato" da Trapani nell’estate del 2003 dall’allora governo Berlusconi, con ministro dell’Interno Beppe Pisanu. Una storia, possiamo dire, molto toccante, una storia che fa riflettere tutti i giovani sul fenomeno mafioso e sulla lotta contro la criminalità organizzata.L'intervento che mi ha colpito di più è stato quello del presidente della commissione antimafia siciliana, Antonello Cracolici. Cracolici si sofferma, infatti, sulla eventuale "perdita" di un obbiettivo della lotta antimafia dopo l'arresto del boss Matteo Messina Denaro.

E' importante riconoscere che il fenomeno criminale non si esaurisce con l'arresto o la morte di un singolo individuo. La mafia, infatti, non è più solo rappresentata da latitanti di alto profilo, ma ha esteso la propria presenza nel mercato dello spaccio di droga su piccola scala. Le associazioni potrebbero concentrarsi sulla prevenzione e sensibilizzazione nella comunità per contrastare la diffusione di queste attività illecite a livello più radicato. Una di queste sostanze, che nell'ultimo periodo è in voga è proprio il crack, una sostanza prodotta dalla cocaina, che non solo costa molto poco (5-6 euro per dose), ma che distrugge completamente il sistema nervoso centrale di chi ne fa uso. L'abuso cronico di crack può causare paranoia, ansia, disturbi del sonno, perdita di peso e danni cardiovascolari. Inoltre, il crack può avere impatti devastanti sulle relazioni interpersonali e sulla vita quotidiana delle persone coinvolte. Cracolici inoltre, sottolinea come si stia espandendo rapidamente la sua diffusione. I dati statistici riguardanti l'uso di crack spesso sono complessi da ottenere a causa della natura clandestina di queste attività. Tuttavia, alcune informazioni possono essere tratte da rapporti e studi. Le città più grandi, come Milano, Napoli, Roma e Palermo, hanno segnalato problemi legati all'uso di crack, con un impatto particolarmente rilevante nelle aree urbane svantaggiate. I dati del Sistema di Monitoraggio delle Tossicodipendenze (SMT) indicano che il crack rappresenta una parte significativa delle sostanze stupefacenti sequestrate in alcune città italiane. Concludendo, secondo me, la commemorazione della figura di Fulvio Sodano, ha lanciato molti messaggi da prendere in considerazione, da parte di noi giovani, per la creazione di un mondo migliore, e soprattutto di uomini "determinati" che continuino a lottare contro il sistema mafioso.


Angelo Spagnolo

Classe 3^A
Liceo delle Scienze Umane

sabato 24 febbraio 2024

UN ANNO DALLA STRAGE DI CUTRO : UN DRAMMA CHE SI RIPETE




Il 26 febbraio del 2023 un’imbarcazione con a bordo circa 180 persone si schiantava al largo delle coste del comune calabrese di Cutro: 94 i morti, tra cui 35 minori. Uno dei naufragi più letali mai avvenuti sulle coste italiane su cui ancora oggi non è stata fatta giustizia. Il governo ha approvato il decreto Cutro e firmato accordi internazionali con l’intento di arginare i flussi migratori. Ma i morti in mare in questo inizio 2024 sono il doppio rispetto allo scorso anno.

A meno di due giorni da questo triste anniversario mi ritornano in mente le drammatiche immagini del film che abbiamo visto qualche settimana fa’ insieme alle altre classi del nostro Istituto al cine-teatro Ariston, “IO CAPITANO”, una produzione di Matteo Garrone e candidato agli Oscar 2024 come miglior film straniero.

Il film tratta del tema dell'immigrazione e dei rischi che il “viaggio” può comportare, ma anche della felicità dell'arrivo. L'immigrazione spesso comporta viaggi difficoltosi e pericolosi, in quanto i migranti affrontano condizioni estreme nel tentativo di raggiungere una vita migliore, ed è proprio questa l’esperienza che i protagonisti del film, Seydou e Moussa, vivono. Attraversamenti di deserti, mari in tempesta o altre ostilità, espongono i migranti a rischi di salute e di morte. La mancanza di percorsi sicuri e legali per l'immigrazione spinge molte persone verso mezzi più rischiosi. In questo caso i due ragazzi intraprendono un viaggio verso Tripoli, attraverso il deserto, imbattendosi, però, in una delle tante reti criminali che organizzano una vera e propria tratta di schiavi. Per questo credo che i governi debbano affrontare la gestione dell'immigrazione in modo equo ed efficace, bilanciando la sicurezza nazionale, ma sopratutto affrontando le cause profonde che spingono le persone a migrare, ossia la riduzione della povertà, la promozione di opportunità economiche e l'instaurazione di una maggiore stabilità politica. Quando  Seydou riesce a raggiungere la Sicilia,  la felicità brilla nei suoi occhi. Una felicità dettata né dai soldi né dal successo economico, obiettivi che la società odierna ci impone come mete supreme, ma una felicità dettata dal salvataggio di tantissime persone, dalla riuscita del viaggio, dall'amicizia che anche in questi momenti difficili, non muore mai. Il messaggio del film è molto forte; è triste, comunque, pensare che nella realtà non tutti hanno provato la stessa felicità  di Seydou.

Angelo Spagnolo, 

Classe 3^ A

Liceo delle Scienze Umane



martedì 20 febbraio 2024

PARANOIE E PAURE IRRAZIONALI : PERCHE' E CON CHI PARLARNE





La paranoia, così come da definizione da vocabolario, è una forma estrema di ansia e di paura, caratterizzata da una convinzione irrazionale che può essere data dall'essere perseguitati, minacciati, osservati, ma non solo. È un elemento causato da tutte quelle esperienze, spesso comuni e traumatiche, stress eccessivo, disturbi psicologici, uso di sostanze o anche un ambiente sociale in grado di favorire diffidenza e o per l'appunto paranoia. Un fenomeno fin troppo sottovalutato e sminuito da problemi che all'apparenza possono apparire molto più grandi ed estremi. Tuttavia, non sono tutti a sapere cosa c'è davvero dietro la paranoia, un'enorme lotta contro il proprio io, una lacuna talmente grande che difficilmente viene superata in tempo breve. Queste paure possono assumere numerosissime forme, influenzando il modo in cui le persone interpretano il mondo che le circonda. Spaventoso, vero? Le relazioni personali, il lavoro, lo studio e persino le attività quotidiane, apparentemente piacevoli per il singolo individuo, possono diventare un magone di negatività capace di condizionare le giornate senza che sia nell'effettivo accaduto nulla. Vivo il problema in prima persona, nonostante sia, numerose volte, legato a delle paure comuni dalla mia mente estremizzate e rese più deformi. La paura della morte, dell'abbandono, di un futuro incerto, della perdita di qualcuno, ad esempio, sono proprio quegli elementi madre di una paranoia incombente in situazioni consuete come lo stare dentro una macchina o un mezzo, un litigio con qualcuno o l'inaccettazione di sé da parte degli altri. I giovani difatti, nonostante sia un evento toccante tutte le età, sono soggetti comuni e frequenti di tali "fastidi" in quanto maggiormente esposti a pressioni sociali, cambiamenti fisici, relazioni interpersonali con coetanei e non, ma soprattutto, teorizzo, odiernamente anche per il poc'anzi citato, futuro che oggi per molti di noi, ha ben poco da offrire. Per buona sorte, ciononostante, è possibile controllare e gestire il caso nel migliore dei modi prima che esso degeneri. È fondamentale riconoscere quando tali paure inizino a diventare eccessivamente irrazionali e cercare un supporto professionale, può essere il miglior modo per risolvere il problema; Solo parlandone, per quanto difficile possa essere data la superficialità con cui spesso vengono trattate le paranoie giovanili, in particolar modo; gettando quelle preoccupazioni, spesso corrispondenti a massi fin troppo pesanti da patire, è possibile arrivare ad uno status di serenità psicologica e fisica, con la propria persona e con gli altri.

Noemi Asta
Classe 5^ A
Liceo delle Scienze Umane

sabato 17 febbraio 2024

"LA SFIDA DEL GIORNALISMO" DAL PREMIO "FRANCESE"

 



“Andare. Vedere. Raccontare. La sfida del giornalismo”, questo il tema del concorso cinematografico di quest’anno della sezione del Premio Mario e Giuseppe Francese riservata alle scuole. E c'eravamo anche noi a Palermo, al teatro Santa Cecilia, alla cerimonia di premiazione, presentata da Lidia Tilotta, giornalista Rai del Tgr Sicilia, che si è tenuta nel giorno della ricorrenza della nascita di Mario Francese (6 febbraio 1925).

 Il vincitore del Premio Giuseppe Francese 2024 è Domenico Iannacone  . «Combattete il vostro sogno», il messaggio di Iannacone agli studenti, che racconta il giornalismo vissuto come sfida, e richiamando il tema dell’edizione di quest’anno del Premio, parla delle sue difficoltà iniziali, della marginalità. «La percezione di avere tutto contro, vi diranno di mollare. Ma siamo noi adulti che abbiamo perso il contatto con le giovani generazioni. È il mestiere di giornalista invece a chiederci il contatto con la realtà. E soprattutto è il mestiere di giornalista a chiederci onestà».

E' andato al Liceo Sciascia-Fermi di Sant’Agata di Militello, per il cortometraggio La voce del futuro, il premio Mario e Giuseppe Francese riservato alle scuole. Riconoscimenti anche per le altre sette scuole finaliste, Archimede (Messina) per il video L’onorevole, l’uomo d’onore, l’onestoBenedetto Croce (Palermo) per il video Il passo dell’ondaCalvino-Amico (Trapani) per il video Io sento, io vedo, io parloDanilo Dolci (Palermo) per il video L’opera dei pupi antimafiaMinutoli (Messina) per il video Verità di ieri e di oggiRosina Salvo (Trapani) per il video Il mestiere di giornalista tra ieri e oggiVittorio Emanuele III (Palermo) per il video Odio l’indifferenza. La Commissione che ha valutato i lavori, presieduta da Gaetano Savatteri, era composta da Felice Cavallaro, Salvatore Cusimano, Silvia Francese, Roberto Gueli, Tiziana Martorana, Franco Nicastro, Nello Scavo e Lidia Tilotta

Uno scritto di Mario Francese è stato letto da Lidia Tilotta in apertura, ed è stata proiettata un’intervista a Giuseppe Francese, unica testimonianza di un suo intervento pubblico.

Rivolgendosi agli studenti presenti in platea, Lara Sirignano ha parlato delle difficoltà vissute da chi esercita oggi la professione giornalistica, specie nel suo ambito di pertinenza, la cronaca giudiziaria: «L’accesso agli atti è sempre più ostacolato - ha detto la cronista dell'Ansa - Vengono posti paletti ai magistrati ma anche ai giornalisti, dietro l’alibi di valori sacrosanti - la presunzione di innocenza - che non si tutelano però provocando un’informazione annacquata. Ai ragazzi consiglio di informarsi bene, nei posti giusti, che spesso non sono i social. Se vi viene voglia di fare questo lavoro non fatevi ostacolare da chi dice che la professione è morta. Non diventerete ricchi, ma il giornalismo resta il mestiere più bello del mondo». 


Miriam Anselmo  e Maria Sofia Tartamella

Classe 5^A

Liceo delle Scienze Umane

mercoledì 7 febbraio 2024

UN FILO TRA DUE QUERCE SECOLARI

 




Hai mai provato la sensazione di trovarti sopra un filo attaccato tra due querce secolari?

Intorno a te senti solo il suono della natura: gli uccelli cinguettano e volano sopra la tua testa, le cicale che con il loro verso creano potenti sinfonie, le fronde degli alberi che toccano quelle degli altri vicini e...senti  il battere del tuo cuore.

Poi ti accorgi che sei sospeso di almeno dieci metri, il tuo respiro si fa affannoso e credi che la scelta migliore sia buttarsi, abbandonare tutto, perché alla fine non potrai mai riuscire a raggiungere l’albero e chiamare aiuto.

Così forse ti senti. Ci  sentiamo.
Inermi davanti a tutto.
Sopratutto davanti a quelli che siamo diventati. Ci siamo persi.
Non troviamo più la strada in quell’enorme labirinto che è la nostra psiche.
E allora? Che succede adesso? Che posso fare?
Tu già sai dove potresti recarti, ma hai paura. Paura del giudizio degli altri.
Paura di ciò che potresti scoprire.Paura verso questo lavoro è un qualcosa che si sente molto spesso, ma ha senso?

La risposta per molti sarà no, perché lo psicologo, se fa al meglio il suo lavoro, diventa l'ombra del perduto e cercherà in qualsiasi maniera di capirlo e aiutarlo.

“Ma una persona sconosciuta può mai capirti più di te stesso?”

Le sedute di psicoterapia vengono utilizzate come un aereo che viene riempito di benzina che rappresenta le vicende e le emozioni di chi spera un giorno di rivedere la luce, anche se ha paura ad aprirsi, sa che tutto questo gli farà bene.

Ma si conosce il tragitto che si deve compiere?

Le correnti e le discese che avverranno? Quello che si scoprirà?

La risposta è di nuovo no.

Tutto quello che si fa può avere mille sfumature di colore dietro di sé, ma il vero coraggio sta in quelle persone che almeno tentano di riaccendere i loro occhi per volare tra le mille correnti che il  

percorso gli prospetta.

Però c'è chi è contrario a tutto ciò, perché è diffidente.

Forse è colpa di chi non svolge il suo lavoro bene, anzi gioca con le menti di coloro che si affidano  alla sua empatia e ai suoi anni e anni di studio.

Forse è colpa dei perduti che hanno paura di raccontarsi e di raccontare ciò che li circonda.  Forse è colpa del costo  di ogni seduta.

O forse è colpa dell'ignoranza.

L'ignoranza molto spesso annichilisce tutto ciò che è diverso dal “normale”, come se si dovesse  rimanere per millenni con la clava e la leva militare obbligatoria.

Forse questa è paura.

Paura di aprire nuove porte e respirare dell'aria sana. Forse ognuno di noi è come carta bagnata.

In un libro essa è l'argomento principale di un testo scritto da un bambino che aveva paura, paura di  tutti, paura di se stesso.

“Non sono che carta. Fragile e sottile. Se mi si tiene controsole, esso risplende attraverso di me. Mi scrivono sopra, e non mi si può riutilizzare. Ognuno di questi graffi è una storia. Questi graffi sono  una storia.”

Chi non è solcato da graffi? Indelebili sulla pelle? 

Forse è questo il motivo per cui esistono gli psicologi, per asciugare quella carta bagnata e renderla           più solida.

Essa non sarà più come prima, resistente. Sarà un po' sgualcita e sbiadita.

La vita di ogni persona che calpesta questo mondo ha un qualcosa di speciale, che si capisce solo  quando si è abbastanza forti da accettare la verità.

C'è chi lo capisce a quindici anni, chi a quaranta e invece chi non l'ha mai capito. Per testardaggine o per ignoranza.

Se avete bisogno di aiuto siate dei guerrieri con una corazza propensa a ripararvi.

Simeti Giuseppe

3^A

Liceo Artistico " Michelangelo Buonarroti"

lunedì 29 gennaio 2024

UN GIORNO AL “MASSIMO”

 



Non tutti i giovani adolescenti hanno la possibilità di visitare il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, vanto monumentale e simbolo più rappresentativo di Palermo, il Teatro Massimo. Alcune classi del nostro Istituto, invece, con un progetto di arte, oltre a visitare il  teatro, il 20 dicembre hanno assistito ad uno spettacolo teatrale, "Le Allegre Comari di Falstaff", uno spettacolo di Venti Lucenti . dove la comicità e la musica di Verdi si sposano con lo stile e la genialità di Shakespeare.

E’ curioso che anche lo spettacolo di apertura ufficiale, il 16 maggio 1897, fosse Il “Falstaff”di Verdi. L'opera teatrale dalla durata di un'ora, oltre ad essere interessante per uno spettatore più adulto, è un modo creativo e divertente per coinvolgere ed appassionare i più piccoli all'arte, tramite la musica, la comicità, la storia e le lezioni celate dietro a delle simpatiche battute.

Chiedendo ai vari ragazzi che hanno partecipato, sono emerse delle piacevoli impressioni riguardanti non solo la struttura affascinante del teatro Massimo, ma apprezzamenti riguardo tutto lo spettacolo, dall'inizio alla fine.

Ci sono stati complimenti per l'orchestra e il suo direttore, che sono stati capaci di coinvolgere gli amanti della musica e non solo, lasciando "senza parole" alcuni alunni.

Altrettanta ammirazione è stata rivolta al cast che ha recitato in maniera definita "spettacolare", facendo credere allo spettatore che essi non recitassero, ma “vivono” il teatro. L'amore e la passione per la recitazione da parte degli attori si è percepita pure nelle gallerie più lontane dal palco. Per non parlare delle note alte che sono riuscite a toccare nei momenti in cui il copione prevedeva un canto molto acuto. Per citare una studentessa: "la lirica è un’ arte e loro sono riusciti a rappresentarla.";

Immancabili le considerazioni riguardanti il teatro Massimo e i suoi dipendenti, che riescono a fare sentire a proprio agio i visitatori, permettendo anche di ammirare le stupefacenti basi architettoniche e gli interni maestosi del teatro.

 La seconda tappa, è stata Palazzo Abatellis.

Per arrivarci, agli studenti è stato offerto di osservare un po' la città,  come la famosissima Piazza Pretoria.

Arrivati a Palazzo, nel quartiere della Kalsa, i ragazzi sono stati accolti al suo interno per avere la possibilità di osservare questa splendida dimora in stile gotico, ad oggi sede dal 1954 della Galleria Regionale di Arte siciliana. 

All'interno si trovano opere e sculture stupefacenti della storia, come l’enorme affresco Trionfo della Morte, la Sala delle croci o l'Annunziata.

Al termine della giornata ho pensato che avevo appena vissuto uno " dei momenti più belli della mia vita" per l'emozione suscitata dall'attività scolastica che è riuscita a generare delle impressioni e ad alimentare nuove passioni nel cuore degli studenti.

Giuliana Montuori

Classe 4^ A

Liceo delle Scienze Umane

 

martedì 16 gennaio 2024

SEMPLICI PAGINE DI CARTA O NO?

 



Cari lettori, non voglio intrattenervi per molto, perché sono perfettamente consapevole che

spesso leggere troppo a lungo stanca, tranquilli, perché è proprio di questo che voglio parlarvi.

Sapete, anche io ero una di quelle bambine che odiava leggere, anche solo una piccola lettura per me era terribile, mi stancavo subito e più crescevo più questa cosa diventava per me veramente terrificante. La verità?! Non ho mai capito il vero motivo di questo mio odio nei confronti della lettura, però, forse, pensandoci bene, il motivo potrebbe essere legato al fatto che da piccola non ero veloce nel leggere quanto i miei compagni, mi bloccavo spesso anche nel capire o ricordare ciò che leggevo; ancora ora sono più lenta rispetto a molti altri miei coetanei. Probabilmente questa cosa nel tempo  iniziò a pesarmi facendomi sentire inferiore e quindi per sfogare questo odio contro una delle poche cose che ad oggi  riesce a farmi “staccare”e ad entrare in un altro mondo, un mondo immaginario dove costruisco tutto io: le immagini, i volti, i paesaggi… insomma, un po’ tutto.

Crescendo di fatti ho iniziato a voler capire di più questo mondo, però per i miei primissimi libri non andò a finire benissimo, perché finirono tutti iniziati, ma mai finiti. A quel punto mi ero convinta che per me leggere un libro fosse impossibile e che non ci sarei mai riuscita.

Ma, iniziate le superiori, ci riprovai comprando un libro, molto consigliato e amato, ma anche per quello, niente da fare, non riuscì a finirlo. Però dopo quel libro scoprì un’app che mi fece entrare nel mondo di tutti romanzi adolescenziali e da li iniziai a leggere tantissime storie: la prima, la seconda, la terza… non mi staccavo più, poi mi presi di nuovo di coraggio e insieme ad una mia amica decidemmo di comprare un libro, sempre di quest'ultimo genere e con mio stupore, riuscii a finirlo senza alcuna difficoltà o blocco. Da quel momento capì che non ero io il problema, ma semplicemente ciò che leggevo non mi piaceva, non mi faceva sentire coinvolta e soprattutto non mi faceva entrare in quel mondo, tutto mio.

Ora, vi starete chiedendo: << ma dove vuole arrivare con questo racconto? >> Tutti sappiamo che leggere fa bene, ci apre la mente e le solite cose che di solito dicono tutti, diciamo anche che molte volte le persone che lo dicono leggono poco se non niente. Solo chi effettivamente ha trovato il suo genere e ha giusto qualche libro letto, ma soprattutto amato, può veramente capire tutto quello che sto per dire. Sì, per riuscire ad entrare in quel mondo di cui vi parlavo precedentemente, bisogna amare, ma non il mondo della lettura in generale, bisogna amare ciò che si legge, sentire quei sentimenti, che spesso sono i sentimenti più “reali” che sentiamo.

Sentirsi dentro quel racconto, e provare tutto un mondo di emozioni che si mescolano tra loro. Per far capire a chi non ha mai amato la lettura, mi piace paragonare le emozioni che si provano a cose come: l’emozione del primo bacio, il primo amore, il raggiungimento di un traguardo importante, l’ansia e la paura che nascono mentre si guarda un film horror, la tristezza di quando perdi qualcosa o qualcuno, insomma, tutte quelle emozioni forti che proviamo nel corso della nostra vita,  racchiuse in delle parole su più o meno fogli di carta; che comunque io considero sempre speciali e non semplici pagine di carta.

Per cui, chi si rivede nel mio racconto o pensa che non sia adatto a leggere libri, vi dirò, provate a capire quale potrebbe essere il genere che vi attira di più, provate a conoscere voi stessi anche attraverso questo,

Un’ ultima cosa, quando siete incuriositi da qualcosa non vi fermate mai, seguite quella curiosità, accoglietela, approfonditela, fate si che vi renda ancora più curiosi e che vi porti a un punto dove solo appena arrivate all'obbiettivo riuscirete a rendervi conto di ciò che avete fatto e sentirvi felici di averlo compiuto, certo, non sempre tutte le nostre curiosità ci portano ad un bel finale, ma  c’è sempre una parte positiva e una parte negativa, quindi vi dirò… secondo me vale la pena rischiare.

Silvana Sinatra

Classe 3Aa

Liceo Artistico "Michelangelo Buonarroti"


lunedì 8 gennaio 2024

UN COCKTAIL MELODICO: Come la musica salva e guarisce.



 “E coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica”

(Friedrich Nietzsche)

La maggior parte dei ragazzi sta perennemente con le cuffie alle orecchie, che siano auricolari o airpods, ma vi siete chiesti mai "perché?". La musica, ai nostri giorni, è diventata compagna di vita per molti giovani. Racchiude un’infinita di note espresse attraverso parole sussurrate ai microfoni. La musica non ha età, sia un bambino, che un uomo di mezza età, può trovare conforto in essa. La musica è universale, non serve, necessariamente, conoscere le parole di una canzone, basta semplicemente, saperla ascoltare col cuore. Al contrario, può far nascere il desiderio di ricerca di una traduzione, cosi scontrandosi con altre realtà e culture. Negli anni si è stati testimoni di come la musica salva, nel vero è proprio senso della parola. Provate a chiedere a dieci ragazzi cosa li abbia salvati, e 9 su 10 vi risponderanno: la musica.

“La musica è per l'anima quello che la ginnastica è per il corpo”

(Platone) Numerosi studi affermano come la musica abbia il potere di addentrarsi e nuotare tra cicatrici visibili e non. A livello fisico, influisce sul battito cardiaco, sulla pressione sanguigna, sulla respirazione e sulla produzione di alcuni ormoni, in particolare quello dello stress, che è chiamato cortisolo, che aumenta l’utilizzo del glucosio da parte del cervello e quello delle endorfine, in altre parole ormoni della felicità che sono prodotte dal nostro corpo, che alleviano il dolore e riducono lo stato d'ansia insieme a una sostanza chimica rilasciata nel cervello, nel momento in cui si va ad ascoltare musica piacevole, ossia la dopamina che aiuta per di più, al miglioramento dell’umore. Inoltre, nel 1950, ovvero l’anno di nascita della cosiddetta Music Therapy (musicoterapia), ossia una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica come strumento di comunicazione non verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico. La musicoterapia può essere utilizzata, in qualunque età, dai bambini agli anziani, poiché il suo scopo è quello di migliorare degli stati di difficoltà fisica, emotiva e psicologica. La musicoterapia viene utilizzata soprattutto nel trattamento delle seguenti malattie e disfunzioni: disturbi dello spettro autistico, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi psicosomatici, disturbi dei comportamenti alimentari e pazienti in stato di coma reversibile. 

"Dove le parole non arrivano...la musica parla.”

(Beethoven)

È il caso di Rosa, una 38enne Pesarese, che ha dichiarato di essersi risvegliata da un coma di trenta giorni, grazie alle canzoni di Ultimo, un cantautore romano. O ancora, Ara Malikian, un famoso violinista libanese, che all'età di 12 anni, a causa della guerra civile che scoppiò nel suo paese, fu costretto a isolarsi con la sua famiglia in un bunker, racconta come da bambino suonava fra le bombe di Beirut e di come il violino l'abbia salvato, visto che grazie ad esso ha avuto la possibilità di girare il mondo e scappare dal suo paese in guerra. O di nuovo, ancora, Alice Herz-Sommer, che è  una pianista centenaria ceca, racconta che il 5 luglio 1943, insieme a suo figlio, fu deportata al campo di concentramento di Theresienstadt, dove era costretta a esibirsi per i nazisti, ma Alice suonava anche per gli internati perchè la musica aiutava anche le anime tormentate dei prigionieri. Una sua frase: “Ho sperimentato che la potenza della musica è così grande da poter portare nel suo regno qualunque essere umano che possieda un cuore e una mente aperta, da rendere possibile sopportare le più terribili ore della propria esistenza.”


Ilenia Coppola
Liceo Artistico " Michelangelo Buonarroti"
Classe 3 A