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domenica 4 giugno 2023

“GARANTIRE LA SPERANZA È IL NOSTRO COMPITO”

 


Despondere spem est munus nostrum’’. Questo è il motto della Polizia Penitenziaria, il quale sintetizza il consistente lavoro degli agenti di polizia. Lavoro, tuttavia, poco tutelato e riconosciuto dal Governo e dalla società stessa. Proprio nei giorni 31 Maggio e 1° giugno si è svolta a Roma la riunione del ‘’Consiglio Nazionale UILPA Polizia Penitenziaria” a cui erano presenti, fra i tanti sindacalisti, i segretari regionali della Confederazione. Preziosi sono stati i loro interventi che hanno portato luce sulle disfunzioni latenti all’interno delle carceri sia per quanto riguarda la sicurezza delle strutture penitenziarie sia per l’incolumità del personale. Il primo a prendere la parola è stato Gioacchino Veneziano, segretario regionale UILPA Sicilia, che si è espresso in merito al riconoscimento del lavoro degliagenti, i quali, se effettuano degli arresti in collaborazione con i Carabinieri, non vengono neppure nominati dalla stampa nel momento in cui viene pubblicata notizia; inoltre ha reclamato la mancanza di personale al Vicecapo di Gabinetto del Ministero di Giustizia Giusi Bartolozzi, in quanto mancano 779 guardie nelle case circondariali. Ma purtroppo, lui stesso, dice, per questa richiesta legittima, è stato considerato un comunista. 

Non finiscono qui le emergenze da affrontare!                                  

Calogero Marullo informa sulla mancanza di protocolli operativi cautelari per le guardie di servizio nelle sezioni psichiatriche. Molti poliziotti, infatti, a causa del sovraffaticamento vanno incontro a gravi patologie e gli ospedali militari non attestano la causa di servizio.                                                    

Sono molto toccanti, in merito a tutto ciò, le parole di Armando Algozzino, dipendente Uil della Pubblica Amministrazione di Catania: “Deve scapparci per forza il morto e mettere la bandiera italiana sulla bara del collega?”.

Algozzino racconta, poi, alcuni accadimenti che si svolgono nelle carceri, come la presenza di un solo agente di sorveglianza notturna in un carcere con più di ottanta detenuti o l’aspetto increscioso di alcune aule dei pubblici ministeri che, dopo un anno dall’essere state incendiate dai detenuti minorenni, non sono state ancora risistemate.

“I colleghi hanno paura di andare a lavorare!” afferma Stefano Caporizzi, segretario generale Uilpa Puglia.

È chiaro che la responsabilità è del Governo, il quale non sfrutta gli investimenti economici a favore delle Unità di Polizia. Alla riunione del sindacato si è affrontato, con grande amarezza, anche questo tema ed è stato evidente lo sconforto dei sindacalisti nel constatare la loro solitudine ignorata. Sono servitori dello Stato, ma da quest’ultimo si sentono presi in giro. Mettono a loro disposizione anche la loro salute per il valore della Giustizia, seppur sono proprio loro a non essere in sicurezza.

Credo fermamente che essere servitori dello Stato equivalga ad essere servitori dell’umanità intera, per il Bene individuale che si tramuta in Bene comune e che, se ci riflettiamo, in verità è un servizio volontario, è una scelta di vita.

 Le tematiche affrontate non sono urgenze recenti ma già esistenti da tanti anni. Proprio nel 1985 l’agente di custodia Raffaele Di Mercurio, uno dei poliziotti coinvolti nell’attentato a Pizzolungo, disse: “Il mio mestiere è quello di garantire protezione agli altri, ma chi protegge me?”. Un’affermazione ancora attualizzabile e applicabile a qualsiasi compito affidato agli agenti di custodia sia all’interno che all’esterno delle carceri.

 Il sindacato, infine, ha ribadito con fermezza che continuerà a lottare per i diritti che spettano alle loro guardie fino a quando questi non verranno raggiunti. È proprio questo il pensiero di Gioacchino Veneziano che ribadisce: “Noi non possiamo mollare!”.

Tartamella Maria Sofia

Classe 4^ A

Scienze Umane

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