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martedì 23 maggio 2023

LA GIUSTIZIA CI RENDE LIBERI





Oggi, 23 maggio 2023, ricorre il XXXI anniversario della strage di Capaci, in cui persero la vita  Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quello del 23 maggio, oggi Giornata Nazionale della Legalità, fu il primo grande attentato ad opera della mafia contro la giustizia e l'onestà incarnate nella persona del grande magistrato, che noi vogliamo ricordare con la pubblicazione di un articolo che ha concorso al premio giornalistico  " Santo della Volpe", bandito ogni anno dal comune di Erice per ricordare la strage di Pizzolungo del 1985 :

Un giorno un bambino, alla vista della scritta “Mafia” su una stele mi chiese: << Che cosa è questa mafia?>>. E io risposi che la domanda fattami era formulata male. Piuttosto avrei chiesto dove non è questa Mafia, che esiste ancora, seppur costantemente velata, eppure così vicina e senza scrupolo alcuno! Coloro che ne fanno parte sono esseri dall’animo malato e dallo sguardo imperturbabile alla vista dello sfacelo dei corpi che hanno deciso di spazzare via. Si sentono Dio sceso in terra ma, a parer mio, sono solo “ominicchi”. Uomini, se così si possono chiamare, che adoperano il proprio intelletto solo per procurarsi il tritolo o i kalashnikov e decidono a tavolino quale sassolino di turno levarsi dalle scarpe. I coraggiosi sono i frammenti importuni di cui sbarazzarsi! Spesso ci siamo ritrovati, infatti, a raccogliere i resti della nostra terra perpetuamente sbranata dalle bestie.

Solo che alle volte questa nostra casa sembra terra di nessuno…                                                                             Ogni volta che mi volto davanti all’evidente corruzione ho fatto sentire quei cosiddetti uomini d’onore più forti e in grado di far tutto con assoluta libertà. Anziché sprecare il tempo con le lamentele, perché non la cerchiamo la liberazione dalla fumaggine, che non si trova fuori, ma dentro di noi e che propaghiamo con uno sterile lamento?

“Ma la Libertà è impossibile da raggiungere” diremo.  Purtroppo crediamo che la libertà sia irraggiungibile, poiché mai potremo fare ciò che desideriamo per noi stessi. Spesso dimentichiamo cosa è nato da questo desiderio di liberazione: il nostro Libro, la Costituzione. E dico “il nostro” perché qualsiasi principio vi sia scolpito all’interno, può essere sintetizzato in una parola, Giustizia! E Giustizia equivale a Libertà!  Ed è proprio l’articolo 3 che ci parla di Giustizia, di uguaglianza e di pari dignità. Essa non nasce come espressione dell’individualismo, ma come sentimento che unisce gli esseri umani per garantire loro  la pace.

Eppure oggi non tutti la pensano così!                           

Allora i magistrati o i giornalisti hanno combattuto per un miraggio allucinatorio? Eppure poi li chiamiamo eroi…

Viviamo continuamente nell’incoerenza.  Diamo il lascia passare agli ideali di pace che volano via nel vento, che non raggiungiamo mai poiché la distanza da terra non vale la pena lo sforzo, per quanto ci potrebbero donare un’esistenza degna di questo nome. Più sorvolano il cielo più si disgregano silenziosamente ad ogni scoppio di bomba o sparo.

E, nella nostra terra, ad ogni accordo tra mafiosi e politici, viene decisa una sentenza di morte; è così che dalle loro mani vediamo colare sangue e lacrime delle vittime volute da “menti raffinatissime”. E uso il termine “vittima” di proposito, perché ne abbiamo un concetto sbagliato. Se mi dicessero il numero esatto di persone uccise dalla Mafia, sarei pronta a dire che hanno sbagliato il conto. Perché vittima non è solo chi muore ma anche chi resta. A questo punto mi verrebbe da pensare: “Ma cosa gli resta?”. Non solo i giudici, ma anche le scorte, non solo le scorte, ma anche le famiglie, a qualsiasi distanza e a qualsiasi età fossero al momento degli attentati. Proprio per questo le scuole hanno l’importante compito di narrare le loro storie, in modo da dimostrare a quale punto si possa giungere pur di ottenere potere, grandezza, ricchezza. Voglio credere, inoltre, in un grande antidoto come cura per i deserti che si annidano dentro le coscienze: la protesta attraverso la parola, che si fa strada nei fogli delle vere menti nobili come quelle di alcuni giornalisti. 

I giornalisti, quelli veri, sono coloro che scrivono per gli altri e per la nascita di quel trasporto portante al mondo a cui aspiriamo. Non si scrive per fama, ma per il desiderio di fare germogliare sentimenti che portino alla nascita degli ideali, di cui mai saremo promotori se non risiedono prima nel cuore che nella mente. La scrittura è uno dei modi più profondi per ricercare il nostro minimo riscatto. Sarà lì che scopriremo di avere il diritto ad una Dignità che parte dalle teste indipendenti e rivoluzionarie di ognuno, crani che non si lasciano torchiare da una mano invisibile dal nome Mafia.  Fino a quando deciderò di camminare a vuoto con gli occhi rassegnati e rivolti verso il basso non potrò mai aspirare al cambiamento. La mia Libertà non è un miraggio che mi acceca, ma luce che mi illumina.                                                                                                

Voglio vivere per la ricerca della pace della quale tutti possiamo essere destinatari. Se anche uno solo su mille vorrà liberarsi dalle catene dell’indifferenza, potremo vedere nell’oblio le scintille della speranza e desiderare quella Libertà che non ha più alcun prezzo da pagare! Così che tutti possiamo vestirci del coraggio che ognuno è chiamato ad indossare.

Tartamella Maria Sofia, 4^ A

Scienze Umane

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