Di recente la redazione del nostro giornalino ha avuto l’occasione di incontrare a scuola, nella sede del Les,in Corso Italia,Marco Bova, ex studente del “Rosina Salvo”, che da piccolo sognava di diventare calciatore e, ad oggi, invece, si ritrova ad essere un giornalista e videomaker, collaboratore de ilFattoquotidiano.it per cui segue cronaca e approfondimenti dalla sua base in Sicilia, autore di diversi documentari, tra cui “Ciapani” (Trapani) e”La forza delle donne”, ha pubblicato articoli su numerose testate italiane e internazionali. Insieme al giovane autore ha coadiuvato l'intervento il direttore della testata PrimaPagina.it, Francesco Mezzapelle.
Durante l’incontro è stato presentato il suo primo libro “Matteo Messina Denaro, latitante di stato”. Marco stesso racconta di come fin da piccolo sia sempre stato un ragazzino vivace al quale è sempre piaciuto “rompere le scatole”; oggi da adulto ha trovato nel giornalismo una via alternativa per romperle, affrontando tematiche assai delicate che toccano da vicino la nostra società. Il suo libro ne è un esempio, egli infatti tratta la cronaca di Messina Denaro, mafioso legato a Cosa nostra, considerato tra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo. Il giovane giornalista ha simpaticamente paragonato il criminale ad un accendino che è stato perso e sembra quasi essere scomparso completamente. Dal dibattito è emerso l’ambiguo comportamento delle istituzioni a riguardo, che sembrano quasi non voler trovare l’accendino, e di come a distanza di anni, pur avendo speso decine di milioni di euro nelle ricerche, ancora non si siano fatti dei passi avanti.
Il tema della Mafia è sempre stato correlato alla storia della nostra Sicilia, e noi abitanti siamo sempre stati vittime di stereotipi e pregiudizi. Marco Bova con il suo lavoro, vuole dimostrare come non tutti i siciliani sono cattive persone. Basti pensare a figure come Falcone, Borsellino, Don Pino Puglisi e tante altre; tutte persone, e siciliani, che hanno avuto il coraggio di combattere, anche sacrificando la propria vita, contro il grande mostro di Cosa nostra. Le loro morti non sono state invano, anzi grazie al loro esempio molti sono coloro che continuano quotidianamente la loro lotta contro corruzione e ingiustizie, che dominano sovrane la nostra società.
Marco Bova si rivolge a noi giovani, alla nostra generazione, che ha la grossa responsabilità di portare avanti il paese. Il suo consiglio è quello di non restare zitti davanti alle ingiustizie ed alle sopraffazioni e di non smettere mai di “rompere le scatole”.
Giulia Giurlanda e Culcasi Irene 5^ A
Liceo delle Scienze Umane
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