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venerdì 17 dicembre 2021

"L'APPELLO" : UNA RIVOLUZIONE ?

 


Oggi non voglio soltanto parlare di un libro qualunque che ho letto e che ho pensato possa piacere a qualcun altro. Parlerò di un libro che mi ha toccata nel profondo, che mi ha fatto riflettere e che in passato mi ha aiutata durante un periodo buio. Un libro che, nonostante abbia letto più di anno fa’, non riesco a dimenticare, e di libri ne ho letti e continuo a leggerne molti.

Il libro si intitola "L'appello", scritto da uno degli scrittori italiani più conosciuti tra i giovani e non, ovvero Alessandro D'Avenia. Egli è un insegnante di Lettere in un liceo, sceneggiatore ed ovviamente uno scrittore, ma  non insegna soltanto tra le quattro mura delle sue classi, infatti, tramite la tastiera ci fa entrare in una visione della vita che va oltre i nostri pensieri.

L'Appello, pubblicato nel novembre dell'anno scorso, accoglie al suo interno  linguaggi e forme diversi che vanno dallo stile allegorico politico-sociale al diario, il tutto unito a meditazioni filosofiche. Un romanzo dirompente pronto a spezzare tutti i  muri mentali che ci siamo creati per proteggerci sia da noi che dagli altri.

I protagonisti sono un professore quarantatreenne cieco e i suoi alunni di quinta liceo considerati dagli altri docenti della scuola casi disperati. Omero (insegnante di scienze), però, non li considera tali e insieme a questi ragazzi, nel corso della storia, si attiverà uno sviluppo interiore molto importante. Per l’insegnante non è essenziale solo far ripetere bene la lezione che spiega e mettere un voto, per lui la cosa più importante è aiutare questi ragazzi a fargli capire cosa è realmente fondamentale.

Mentre, durante gli esami di stato, Omero ascolta i suoi ragazzi, pensa :

" Solo quando troviamo la ragione possiamo cominciare a fare qualcosa di buono. Andiamo scoprendo la nostra origine lungo il cammino, crediamo di dover crescere, ed invece dobbiamo nascere, per trasformare in nascita persino l'uscita da questo mondo: quando il frutto è maturo, può essere e deve essere colto. La nostra nascita è davanti a noi, e la morte alle nostre spalle"

Un misto di emozioni, lezioni di vita, verità, mescolate insieme che arrivano al punto di farti entrare in empatia con il contesto della storia facendoti rispecchiare nei professori o nei vari ragazzi.

Ormai rassegnato sulla sua cecità, Omero accetta la sua disabilità trovando comunque alternative alla sua vecchia vita  e non arrendendosi nelle difficoltà :

" Andiamo a caccia di una ragione per essere, e non ne troviamo mai una sufficiente, abbiamo paura che le nostre esistenze non siano giustificate, e pur di non subire il dolore dell'assenza di quella ragione, decidiamo di non essere. Quante energie sprecate a non essere, a fare finta, a nascondersi, a non vedere ciò che è sotto gli occhi, a usare una lente di rimpicciolimento anziché di ingrandimento, come fanno i poeti e gli scienziati per vedere tutto meglio, per non poterlo più ignorare. Essere richiede molto coraggio,  è troppa libertà. Non essere è più comodo, perché l'unica ragione per essere non è la ragione, ma è una scelta: amare di più"

Fin dall’inizio della storia Omero, riflettendo sul fatto che gli è capitata una delle classi più disagiate,  fa le seguenti considerazioni : "La realtà è un intreccio di storie che accadono e vivere è imparare ad ascoltare, perché le cose e le persone si rivelano solo quando dai loro il tempo di cui hanno bisogno per raccontare la propria, il tempo che ci vuole a spogliarsi senza provare vergogna."

Quindi le tematiche affrontate sono molteplici: l'adolescenza, la scuola, i rapporti familiari, Dio, paure, sogni, disabilità, tutto ciò che riguarda la nostra quotidianità, ma l'insegnamento più importante che Alessandro D'Avenia ci vuole dare mediante questo libro è che ognuno ha una vita diversa dagli altri, le persone non sono solo quello che vediamo dall'esterno,  bensì un intreccio ingarbugliato che è difficile da sciogliere.

Guarnotta Cloe  3^ A

Liceo delle Scienze Umane

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