Il concorso "Sguardi verso la libertà", quest'anno alla sua seconda edizione, bandito dall'Ordine degli avvocati di Trapani, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, ci ha permesso di partecipare all’evento di premiazione, presso l'aula "Giovanni Falcone" del Palazzo di Giustizia, dove alcuni studenti sono stati premiati per poesie e opere d’arte che trattavano il tema della violenza di genere.
Quest’esperienza mi ha fatto riflettere profondamente sull’importanza di sensibilizzare le persone su un problema tanto diffuso quanto inaccettabile. La violenza contro le donne non è soltanto una questione personale: è un fenomeno sociale che richiede un impegno collettivo. Le opere presentate durante l’evento, con le loro parole e immagini, sono riuscite a trasmettere emozioni intense, ma soprattutto a dare voce a chi spesso non riesce a farsi sentire.
Questa giornata mi ha ricordato quanto sia fondamentale il ruolo di ciascuno di noi. Non basta condannare la violenza a parole: dobbiamo lavorare ogni giorno per promuovere il rispetto e l’uguaglianza, sia nei piccoli gesti quotidiani che nei contesti più ampi. Partecipare a questo incontro mi ha anche fatto capire che l’arte e la poesia sono strumenti potenti per combattere l’indifferenza e dare speranza, perché riescono a coinvolgere le persone in modo diretto e sincero.
Uscendo dal
tribunale, mi sono sentito ispirato e motivato. Credo che iniziative come
questa siano essenziali non solo per educare,
ma anche per creare una comunità più consapevole e solidale. È stato un momento che porterò
con me, perché mi ha insegnato che il cambiamento è possibile, ma dipende anche
da noi, dalle nostre azioni
e dal coraggio di non restare in silenzio.
Giacomo Croce
L'ARTE : UN VEICOLO DI MESSAGGI UNIVERSALI
La violenza contro le donne
rappresenta una delle piaghe più profonde e complesse della nostra società, una violazione dei diritti
umani che si manifesta sotto molteplici forme, dal maltrattamento psicologico alla violenza fisica, fino ai
femminicidi. Essa non solo ferisce le vittime,
ma lascia un segno indelebile nelle famiglie, nelle comunità e nella
collettività. È fondamentale
promuovere la consapevolezza e l’educazione per combattere le radici culturali e sociali che alimentano questa
realtà, spesso nascosta ma estremamente diffusa. In questo contesto, l'iniziativa al Tribunale di Trapani si
rivela particolarmente significativa, non
solo per l'importanza simbolica del luogo – un presidio di giustizia – ma anche
per l'efficacia di unire momenti di
riflessione con l'espressione artistica. Le foto artistiche d Giovanna Colomba esposte sono state un potente strumento di
sensibilizzazione, capace di colpire emotivamente e di far riflettere in profondità. Attraverso
immagini forti e simboliche, la mostra ha messo in luce le varie fasi del processo di violenza: dal
primo, spesso subdolo, isolamento emotivo e psicologico,
fino all'escalation di abusi fisici. Ciò che rende questo tipo di
rappresentazione particolarmente
toccante è la capacità dell’arte di comunicare ciò che le parole a volte faticano a esprimere. Le immagini
catturano il dolore, la paura, la solitudine, ma anche la speranza e la possibilità di rinascita.
Mostrare il percorso di una vittima significa non solo denunciare, ma anche educare: aiuta chi osserva
a riconoscere i segnali precoci
di violenza, e infonde un senso di urgenza nel
contrastare tali comportamenti. La mostra ha suscitato l'effetto di rendere visibile ciò che normalmente resta
sommerso, portando lo spettatore a confrontarsi con la realtà e a sentirsi coinvolto nella lotta per il
cambiamento. L’arte diventa così un veicolo
di messaggi universali, capace di toccare corde emotive profonde e di costruire
una società più consapevole, rispettosa e solidale.
Angelo Spagnolo
Silenzio Spezzato
Nel buio di una stanza chiusa, si cela un grido mai udito,
un’ombra
curva, un’anima confusa,
un cuore che batte in un mondo
tradito.
Mani che dovevano accarezzare sono catene, fredde e dure.
Parole che dovevano
amare diventano lame, ferite oscure.
Eppure, in quel silenzio soffocante, c’è una forza che non si spezza.
Ogni donna è un fuoco brillante, un’anima che la violenza non piega.
Raccontami, mondo, perché taci? Perché il dolore diventa normale?
Non vedi che siamo complici capaci
di ignorare un male così brutale?
Non è amore ciò che opprime, non è forza ciò che distrugge.
L’amore
eleva, mai reprime,
e il rispetto mai si rifugge.
Allora, alziamo la voce insieme, rompiamo il muro dell’indifferenza.
Ogni donna merita di essere libera, amata, senza sofferenza.
È tempo di guarire la ferita, di seminare gentilezza e speranza.
Perché ogni vita è sacra e infinita, e mai, mai più, deve vivere in violenza
Manuel Ruggirello
Rappresentante d’Istituto e Vicepresidente CPS di Trapani
RIFLESSIONI
La poesia che ho scritto affronta con intensità il tema della violenza sulle donne, mettendo in evidenza sia il dolore che l’ingiustizia subiti da chi è vittima di abusi. Attraverso immagini evocative, come il “buio di una stanza chiusa” e le “catene fredde e dure,” ho cercato di dipingere un quadro crudo e realistico della sofferenza, ma allo stesso tempo lascia intravedere una forza resiliente e un desiderio di rinascita. Il cuore della riflessione si trova nel contrasto tra ciò che l’amore dovrebbe essere e ciò che diventa nelle mani di chi usa il potere per opprimere. L’amore, infatti, “eleva, mai reprime,” sottolineando la responsabilità collettiva di riconoscere e combattere ogni forma di violenza. La poesia non si limita a descrivere il male, ma invita a un’azione concreta: rompere il silenzio, superare l’indifferenza e creare un mondo dove ogni donna possa vivere libera e rispettata. Questa riflessione è un richiamo etico e sociale. La violenza sulle donne non è solo un problema individuale, ma un
dramma che coinvolge l’intera comunità. Tacere o ignorare significa diventare complici, ed è proprio su questo punto che il testo insiste con forza. La poesia, quindi, non è solo una denuncia, ma un invito a cambiare prospettiva e atteggiamento, scegliendo la strada del rispetto e della consapevolezza. In fondo, il messaggio finale è di speranza: nonostante le ferite, è possibile ricostruire un mondo basato sulla dignità e sull’amore autentico. Un messaggio simile ha voluto esprimere la mia compagna Letizia che ha partecipato al concorso con il testo poetico :
Donna, artista di un mondo nuovo
Cara Giulia,
parlarti desidero di un essere
fragile e coraggioso: la donna,
sicché mai più venga spenta
dall’altro sesso la sua fiamma,
che da tempi immemori arde lenta,
del desiderio di volar sola, di
diventar mamma.
L’uomo sua impari compagna l’ha
fatta;
da libera qual era,
schiava l’ha resa
di un mondo spietato e
capitalista:
al giudizio altrui è rimasta
appesa
e del suo autentico valor
spogliata.
A te mi rivolgo per giungere
alle donne che con te riposano
e a quelle che ancora possono
cambiar qualcosa,
finché di cambiamento la voglia
non si estingua
ma continui capillare e tumultuosa
e si serva di note, colori e
lingua.
Cara Giulia,
con le tue compagne, di coraggio e
libertà,
per la donna sii esempio.
Che ella dispieghi le ali e il
volo spicchi
Verso un futuro lontano da un uomo
Che la arda viva, la accoltelli,
la picchi.
Caro mondo,
a te chiedo di porre rimedio agli
errori passati
che la donna hanno privato del
proprio valore,
finché ella come oggetto non venga
più vista,
ma rubi all’uomo del potere il
colore
e da misera musa, insieme a lui,
di un mondo nuovo diventi artista.
La “ Giulia”, alla quale mi
rivolgo in questa poesia, è Giulia Tramontano, la donna di 29 anni in stato
di gravidanza al
settimo mese, uccisa dal fidanzato nella località di Senago il giorno 28
maggio 2023. Insieme a lei mi rivolgo anche a tutte le altre che sono
morte per l’emancipazione o per femminicidi, affinché ogni donna possa riacquistare
libertà e potere, non per dominare l’uomo, ma per poter ricominciare alla pari
con lui.
L’augurio auspicato è che ogni donna ritrovi
il proprio valore autentico; valore che, così come teorizzato dalla scrittrice
francese Simone de Beauvoir, essa ha perso nel tempo anche a causa della
mentalità capitalista. Quest’ultima ha, infatti, ridotto la donna ad una merce
alla quale attribuire un valore non corrispondente alla realtà, ma dettato dal
giudizio personale dell’uomo. Infatti, come espresso nel libro della stessa “Il
secondo sesso”, “la donna non è oggetto, si fa oggetto”
lasciandosi adombrare dall’uomo. Proprio per questo, secondo la de Beauvoir, «donna
non si nasce, lo si diventa» e lo si diventa affermando la propria identità e
autonomia rispetto alla figura maschile. Pertanto la poesia si conclude
auspicando che la donna, che per tanto tempo è stata solo una musa sottomessa all’uomo,
al fianco di quest’ultimo diventi essa stessa artista di un nuovo mondo, emancipandosi
non solo attraverso i proclami, ma anche attraverso forme espressive come la
musica, l’arte, la letteratura.
Letizia Monaco
NON BASTA INDIGNARSI
Il 22 novembre abbiamo avuto modo di riflettere sulla sofferenza, la brutalità e l’orrore che questo crimine porta con sé. Ogni donna vittima di violenza rappresenta una vita spezzata, un sogno infranto, una voce ridotta al silenzio da una cultura che, troppo spesso, normalizza la prevaricazione e il dominio.
Questa giornata ci ha permesso di confrontarci non solo con i numeri, che purtroppo continuano a crescere, ma anche con le storie e i volti dietro le statistiche. Ogni nome ricordato è un grido di aiuto che non può più essere ignorato, un invito a riflettere su quanto sia urgente cambiare mentalità e agire per prevenire la violenza. La brutalità del femminicidio non è solo un crimine contro le donne, ma una ferita nella nostra società, che non può definirsi civile finché tali atti continuano ad accadere.
Questa esperienza ci ha fatto comprendere che non basta indignarsi: servono azioni concrete. È necessario educare al rispetto, promuovere l’uguaglianza di genere e garantire alle donne protezione e sostegno. Ogni giorno deve essere un’occasione per costruire una società in cui nessuno debba più temere per la propria vita a causa del proprio genere.
La violenza contro le donne
rappresenta una delle più gravi violazioni dei diritti umani, una piaga sociale che affonda le sue radici
in un sistema culturale e strutturale di disuguaglianze. Questo fenomeno non riguarda solo gli
episodi di violenza fisica o sessuale, ma comprende anche abusi psicologici, economici e digitali.
Riflettere sulla violenza sulle donne significa riconoscere che essa è spesso il risultato di stereotipi di genere, di ruoli sociali imposti e di una mentalità patriarcale che riduce le donne a oggetti di possesso. È un problema trasversale, che colpisce ogni classe sociale, ogni livello di istruzione e ogni parte del mondo e si manifesta in modi visibili e invisibili.
Affrontare questo tema implica un impegno collettivo: educare le nuove generazioni al rispetto reciproco, decostruire i pregiudizi di genere e creare spazi sicuri dove le vittime possano trovare ascolto e sostegno. È fondamentale che le istituzioni, i governi e la società civile lavorino insieme per promuovere leggi più severe, politiche di prevenzione e un cambiamento culturale profondo.
Inoltre, ogni
riflessione deve porre al centro le vittime: ascoltarle, credere alle loro
storie e aiutarle a ritrovare la
dignità e l’autonomia. La lotta contro la violenza sulle donne non è solo una battaglia per le donne, ma un dovere di ogni essere umano che crede in una società
più giusta e inclusiva.
Francesca Vivona
Classe 4^A
Liceo delle Scienze umane
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