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sabato 24 febbraio 2024

UN ANNO DALLA STRAGE DI CUTRO : UN DRAMMA CHE SI RIPETE




Il 26 febbraio del 2023 un’imbarcazione con a bordo circa 180 persone si schiantava al largo delle coste del comune calabrese di Cutro: 94 i morti, tra cui 35 minori. Uno dei naufragi più letali mai avvenuti sulle coste italiane su cui ancora oggi non è stata fatta giustizia. Il governo ha approvato il decreto Cutro e firmato accordi internazionali con l’intento di arginare i flussi migratori. Ma i morti in mare in questo inizio 2024 sono il doppio rispetto allo scorso anno.

A meno di due giorni da questo triste anniversario mi ritornano in mente le drammatiche immagini del film che abbiamo visto qualche settimana fa’ insieme alle altre classi del nostro Istituto al cine-teatro Ariston, “IO CAPITANO”, una produzione di Matteo Garrone e candidato agli Oscar 2024 come miglior film straniero.

Il film tratta del tema dell'immigrazione e dei rischi che il “viaggio” può comportare, ma anche della felicità dell'arrivo. L'immigrazione spesso comporta viaggi difficoltosi e pericolosi, in quanto i migranti affrontano condizioni estreme nel tentativo di raggiungere una vita migliore, ed è proprio questa l’esperienza che i protagonisti del film, Seydou e Moussa, vivono. Attraversamenti di deserti, mari in tempesta o altre ostilità, espongono i migranti a rischi di salute e di morte. La mancanza di percorsi sicuri e legali per l'immigrazione spinge molte persone verso mezzi più rischiosi. In questo caso i due ragazzi intraprendono un viaggio verso Tripoli, attraverso il deserto, imbattendosi, però, in una delle tante reti criminali che organizzano una vera e propria tratta di schiavi. Per questo credo che i governi debbano affrontare la gestione dell'immigrazione in modo equo ed efficace, bilanciando la sicurezza nazionale, ma sopratutto affrontando le cause profonde che spingono le persone a migrare, ossia la riduzione della povertà, la promozione di opportunità economiche e l'instaurazione di una maggiore stabilità politica. Quando  Seydou riesce a raggiungere la Sicilia,  la felicità brilla nei suoi occhi. Una felicità dettata né dai soldi né dal successo economico, obiettivi che la società odierna ci impone come mete supreme, ma una felicità dettata dal salvataggio di tantissime persone, dalla riuscita del viaggio, dall'amicizia che anche in questi momenti difficili, non muore mai. Il messaggio del film è molto forte; è triste, comunque, pensare che nella realtà non tutti hanno provato la stessa felicità  di Seydou.

Angelo Spagnolo, 

Classe 3^ A

Liceo delle Scienze Umane



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