Nel corso di questa settimana alcune classi del Liceo delle Scienze Umane hanno fruito dell’ opportunità di visionare, presso l’aula magna della sede centrale dell’Istituto, il docufilm del regista Francesco Millonzi “Mafia e Religione”, incentrato sulla denuncia contro l’uso blasfemo che la mafia fa delle religioni. Il dibattito conclusivo, guidato dal regista, ha fatto da indispensabile supporto alla produzione cinematografica, distinta da valenza informativa oltre che formativa. Centrali sono apparse le interviste a illustri magistrati come il procuratore Gratteri, paladino della lotta alla ‘Ndrangheta, e a figure cardine del mondo ecclesiastico, volte a rimarcare quanto possa rendersi labile il confine tra fede e folclore e come le organizzazioni criminali facciano uso delle feste dei santi come Rosalia a Palermo, Barbara a Paternò, Calogero a Porto Empedocle e Agata a Catania, per dissacrare il sacro e usarlo come strumento di consenso delle masse nonché di auto-benedizione. Una sorta di “instrumentum regni”. E’ inimmaginabile che un omicidio possa essere preceduto da una preghiera e concludersi con essa o che, come avviene ad opera della mafia nigeriana, il traffico degli stupefacenti avvenga “sub tutela Dei”. Chiesa e mafia non possono stare insieme. Sono antitetiche. “La beatificazione di padre Puglisi e Livatino ne hanno sancito la diastasi”, così ha commentato il GIP di Caltanissetta nel docufilm. Reali testimonianze e riprese esclusive hanno fatto luce su macabri riti di iniziazione, come il bacio simbolico sulle labbra e atti violenti e brutali finalizzati a temprare la resistenza e l’inclinazione alla fedeltà degli adepti. Notizie a noi giovani ignote, che hanno destato disappunto e disgusto. E che dire delle candelore delle confraternite fatte passare davanti alle case dei superboss, a cui dedicare inchino e “annacata”? “Ognuno di noi- ci ha spiegato Millonzi- ha il dovere di non lasciare sole quelle persone che ancora oggi hanno il coraggio di schiacciare con forza e determinazione il crimine organizzato, che purtroppo si insinua ovunque”, quelle persone sulle cui gambe camminano i sogni di Falcone, Borsellino, Terranova, Peppino Impastato e tutte quelle forze della legalità che sono state brutalmente spente nel sangue. E’ una contraddizione autentica: come fa la parola di Dio, che è interamente basata sul rispetto verso il prossimo, a sposarsi con l’arroganza e il narcisismo, la violenza e il terrore? È proprio questo il messaggio che il regista Millonzi attraverso il suo docufilm ha voluto trasmettere a noi giovani, che siamo il presente e il futuro dell’umanità. Questa esperienza formativa, infatti , ha incrementato in noi la voglia di cambiare questa società più che mai, dando forza alle nostre idee di giustizia. E se “la mafia teme la scuola più della giustizia”, allora ci sta bene una scuola “ palestra di legalità” che apra le porte a tutte le iniziative destinate a sensibilizzare noi giovani e a renderci cittadini consapevoli e attivi.
Irene Di Piazza Classe I O
Liceo delle Scienze Umane
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