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sabato 4 febbraio 2023

ANCORA UN CASO DI "FALLIMENTO"...

 


"Scusate, ho fallito negli studi.". Questa è la frase piena di dolore trovata nella lettera d'addio di una ragazza di 19 anni che il 2 febbraio è stata trovata senza vita.

Un gesto volontario spinto dalla troppa pressione e dal troppo stress dovuti agli studi universitari o alle situazioni personali ?

La ragazza è stata trovata nei bagni dell'Università di Milano, dove studiava alla facoltà di Arti e Turismo, con una sciarpa stretta al collo e una lettera affianco.

In segno di lutto, l'Università ha deciso di sospendere le lezioni giornaliere e ha invitato docenti e studenti a tre minuti di silenzio: solo tre minuti di silenzio per una delle tante giovani vittime che ogni giorno compiono gesti estremi.

Purtroppo, negli ultimi anni, è stato stimato che il 46,8% degli studenti assume farmaci per il miglioramento della performance scolastica, il 36.6% per regolare il ciclo del sonno e il 54,6% per migliorare l'umore crollato a terra per via di ansia, stress, depressione, crisi e attacchi di panico dovuti all'andamento e all'ambiente scolastico. Inoltre negli ultimi anni il numero di tentati suicidi e vittime di autolesionismo è aumentato del 60% portando i 464 stimati prima della pandemia ai 752 casi tra l'inizio del 2020 e la fine del 2021.

I numeri più sorprendenti li troviamo nei casi di suicidi confermati. Ogni anno in Italia, più di 4000 ragazzi si tolgono la vita, ma nel 2021 sono stati accertati 220 mila ragazzi tra i 13 e i 20 anni; uno dei motivi principali di tale scelta, affiancato alle situazioni personali, è appunto la scuola o il percorso di studi universitari.

Tre minuti di silenzio non sono solo un segno di rispetto nei confronti della povera ragazza, ma sono anche la dimostrazione di come non vengano attenzionati gli studenti, di come nonostante i giovani compiano gesti comunemente impensabili, si continui ad ignorare il tutto.

Invece bisogna attenzionare, osservare ed ascoltare, ma soprattutto occorre porgere aiuto..

Molti ragazzi non riescono nemmeno ad esprimere quello che provano e si chiudono  in  se stessi: un tremolio, un sorriso forzato o anche il silenzio possono essere richieste d'aiuto indirette.

Indipendentemente da chi si è, se un genitore, un amico, un parente o un insegnante, di fronte anche ad un lieve segnale,non bisogna mai rimanere indifferenti.

Giuliana Montuori, 3^ A 

Liceo delle Scienze Umane

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