Il motivo per cui scrivo è quel motore che fa accendere dentro di me la voglia di capire gli altri e di raccontarli al mondo sotto ottiche diverse e facendo riflettere su ciò che spesso non si pensa, cioè su ciò che coloro di cui scrivo vorrebbero si capisse di loro così che possano avere il riscatto che si aspettano.
Ma anche per altri motivi…
Lo faccio soprattutto per
una sorta di regalo per tutti quelli di cui scrivo, a chi c’è e a chi non c’è
più, che, in quel momento, mi piace pensare che mi stiano facendo un sorriso.
Scrivo per la gente. Così
che si possa capire come sono fatte dentro le persone e che non esistono
piedistalli abitati da alcuni e dei bassifondi occupati da altri, ma che siamo
tutti uguali davanti i nostri tormenti interiori, in cui, comunque, potremo
essere certi di trovare la parte più vera di noi. È il mio modo di tirar fuori
i sentimenti di chi sono destinata ad incontrare, non per forza fisicamente, ma
tramite la scrittura, e che poi butto su un foglio. La mia meta è far rimanere
impresse le parole che ho detto, poiché più le sento davvero più arriveranno
agli altri così che possano ragionarci e forse capire se stessi dato che grazie
alle parole ,se accompagnate da veri sentimenti, si possono fare magie.
Questo è il significato che
gli attribuisco.
È parlare di ognuno di noi come fossimo dei libri aperti, mettendo in secondo piano lo stile e le correzioni grammaticali e collocando al primo posto l’anima.
È
parlare anche di quelle emozioni di cui non si discute senza “frasi fatte”, ma
nel modo più diretto e puro possibile cercando di stupire.
Ma è anche la mia maniera
per fare capire agli altri che ci sono, che li posso capire e che nel guardare
le loro anime non esprimerò mai un giudizio perché solo noi possiamo avere
consapevolezza di ciò che di logorante a volte si nasconde. In questo modo
possiamo essere tutti leggibili, ispezionabili e nel momento in cui ti posso
scoprire anche io mi posso indagare. È
uno dei miei modi di essere vicina all’altro, sia di chi scrivo sia di chi
semplicemente guardo con il sorriso.
È un modo per scoprire il mondo.
Poi, per me stessa, è il
modo di non sentirmi mai vuota. Io entro dentro di loro, li capisco, li osservo
e mi ci ritrovo e, per una sorta di rivendicazione e di riscatto, scrivo di loro
ed essi entrano dentro di me in una mia libreria interiore che mi immagino come
quella dei cartoni animati nei cui libri non troviamo le parole, anzi ci sono
solo delle pagine bianche.
Quel libro sta semplicemente a testimoniare la presenza di quella persona che è diventata parte di me e insieme diventiamo la stessa cosa.
Sono
dei libri che solo visivamente hanno un limite perché se li si apre le pagine
non finiscono mai di voltarsi. Gli altri sono stati sempre un libro aperto
illimitato per me, semplicemente toccando la loro mano. Mi immagino un filo
rosso infinito che stringo da cui viene emanata della luce magica. Per me non è
mai un lavoro di testa, è tutto per così dire “di pancia”. Grazie alle vite
degli altri e alle mie emozioni che guidano le mie parole tento di convincere
che per davvero è possibile ciò che il nostro animo desidera.
Per tutti quelli di cui
scrivo provo quasi una forma di bene e di gratitudine, per altri invece è stato
un amore ancora più grande, il mio modo di dire “ ti voglio bene” come ai miei
Lucia e Salvatore e al loro Gianni.
Maria Sofia Tartamella, 4^ A
Liceo delle Scienze Umane
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