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lunedì 23 maggio 2022

IL SILENZIO NON È COSA NOSTRA!!

Nel giorno della "Memoria" della Strage di Capaci un gruppo di nostre alunne ha voluto ribadire l'impegno e l'importanza della ricerca della verità attraverso la creazione di una pagina di giornale che sintetizza la storia dei magistrati " caduti" 30 anni fa', del Maxi Processo e del sacrificio di alcune donne che, pur appartenendo a famiglie mafiose, hanno combattuto la mafia anche a costo della propria vita.


“AVETE CHIUSO CINQUE BOCCHE, NE AVETE APERTO 50 MILIONI

GLI EROI DELLA LEGALITÀ


Chi erano i due magistrati-simbolo che hanno sacrificato la vita al servizio dello Stato? Le vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono intrecciate fin dall'inizio. Entrambi nacquero a Palermo: Giovanni il 20 maggio 1939, Paolo 8 mesi dopo, il 19 gennaio. Improvvisamente, l'inferno. In un caldo sabato di maggio, alle 17:56, un'esplosione squarcia l'autostrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi a Palermo, nei pressi dell'uscita per Capaci: 5 quintali di tritolo distruggono cento metri di asfalto e fanno letteralmente volare le auto blindate. Muore Giovanni Falcone, magistrato simbolo della lotta antimafia. È il 23 maggio 1992.

La situazione a Palermo era in rapido cambiamento. Falcone si era accorto che spesso gli indagati e i membri delle cosche sotto inchiesta venivano uccisi o sparivano misteriosamente. Il motivo? Era cominciata una guerra di mafia, che tra gli ultimi mesi del 1981 e i primi del 1982 causò nel capoluogo siciliano un morto ogni tre giorni. Alla fine le vittime furono circa 1.200, che andarono ad assottigliare le file delle cosche nemiche del "capo dei capi", Totò Riina. Si scoprì, infatti, che dietro gli omicidi c'erano i "viddani" (villani, cioè contadini) di Corleone, circa settanta persone provenienti dal paese vicino a Palermo. E Riina era il loro capo. La "guerra" finì nel 1983.

La mafia è un’organizzazione criminale con radici in Sicilia, Calabria e Campania sviluppata anche nel Nord Italia, in Europa e nel mondo. Ciò che interessa ai mafiosi è il potere economico: soldi che riescono a ottenere grazie al traffico di armi, di uomini, di droga; facendo affari con i politici per ottenere favori in cambio di voti oppure attraverso il “pizzo” una sorta di “tassa” che i mafiosi chiedono ai commercianti in cambio di protezione. Chi non paga rischia di vedere incendiato il proprio negozio.Le organizzazioni di stampo mafioso non si limitano a commettere reati, ma creano un sistema, un vero mondo parallelo e alternativo alla società legale, in cui interi territori finiscono sotto il loro controllo, condizionando direttamente o indirettamente la vita della comunità.

POOL E MAXI PROCESSO – UNITI CONTRO LA MAFIA

Viene fondato precedentemente il cosiddetto "pool antimafia”, una squadra di magistrati contro la criminalità organizzata, formata da Falcone, Borsellino e dai giudici Lello e Guarnotta. Il pool nasce anche dall'esigenza di unire l’istituzione composta da giudici che combattono contro la mafia. Tutti i membri del pool insistono perché lo stato intervenga e offra il suo supporto, ma questo non accade. L'arresto di Tommaso Buscetta dà una svolta epocale alla lotta contro la mafia, perché decide di diventare collaboratore di Giustizia e descrive in modo dettagliato la struttura della mafia.

16 dicembre 1987, una data indelebile per la storia della Giustizia, attraverso il maxi-processo 360 condanne: il maxi processo fu il più grande attacco a Cosa Nostra in Italia. E Totò Riina non perdonò. Nel 1987 Caponnetto decide di ritirarsi per ragioni di salute. Nel dicembre 1986 anche Borsellino chiede e ottiene la nomina a Procuratore della Repubblica a Marsala. Al posto di Caponnetto viene nominato Antonino Meli, preferito al giudice Falcone. Totò Riina volle vendicarsi. Il 21 giugno del 1989 la mafia cerca di uccidere Falcone piazzando un borsone con tritolo in mezzo agli scogli dell'Addaura, a pochi metri dalla villa affittata dal giudice. L'attentato viene sventato.

DENTRO LA MAFIA PER CASO, FUORI DALLA MAFIA PER SCELTA


Centrale risulta anche il ruolo delle donne che sono in grado di modificare o rivoluzionare ciò che sembrava immutabile. La vita di una donna che vive in un ambiente molto patriarcale dove per l’uomo non è degna di una propria identità non è semplice. La mafia tende ad escludere le donne dall’organizzazione, e in segreto, le controlla in tutti gli ambiti della vita quotidiana impedendo loro di realizzarsi. A tal proposito usano la donna per affermare la propria supremazia; poiché sono destinate ad educare i figli, che avviene tramandando le regole mafiose di generazione in generazione. Alcune trovano il coraggio e la forza di ribellarsi per una vita migliore, anche per il proprio figlio. Tra queste donne troviamo: Lea Garofalo: prova per tutta la sua vita ad allontanarsi dall’ambiente mafioso e viene uccisa a soli 35 anni. Si sposa con Carlo Cosco, dalla cui unione nasce Denise. A seguito dell’arresto del fratello e del marito decide di dare una svolta alla sua vita. Nel 2002 diventa testimone di giustizia. Entrata nel programma di protezione, viene trasferita a Campobasso, ma a seguito di una serie di inconvenienti torna in Calabria quando riprende i rapporti con l’ex marito. Quest’ultimo finge di aiutarle e propone di portare la figlia dagli zii, ma Lea rifiuta. Prende un appuntamento con la figlia alla stazione, ma non giungerà mai all’incontro. A fare la denuncia della sua scomparsa sarà proprio Carlo Cosco. Si scopre che in realtà Lea era stata rapita, torturata, uccisa e bruciata dallo stesso Carlo.

Rita Atria: proveniva da una famiglia mafiosa e a 18 anni incontra Paolo Borsellino da cui nasce un rapporto affettivo. Il padre rifiutò un incarico da parte di Cosa Nostra, ma ciò porterà alla sua morte e all’inizio di uno scontro che porta alla morte del fratello. Si affiderà alla cognata e a Borsellino per cambiare vita, ma dopo la morte del giudice si suicida.

Felicia Impastato: si sposa con Luigi Impastato il quale però aveva rapporti mafiosi e da ciò inizieranno i primi litigi che culmineranno in una rottura insanabile. Ponendosi sempre a favore del figlio “Peppino”, vive nella continua paura che possa essere ucciso. Luigi e il figlio muoiono ma lei sa che accadde per mano della mafia e fornisce le prove ai giudici che li convince. Il caso non trovò più una fine. Ma Felicia si impegna ancora per fare luce sulla morte del figlio.

 



 


 In Italia sono ormai migliaia le associazioni antimafia con lo scopo di aiutare i cittadini a combattere l'illegalità delle organizzazioni mafiose e non solo. Con l'espressione movimento antimafia si indicano generalmente tutti i movimenti, associazioni o comitati, spontanei o organizzati, che osteggino o comunque avversino le mafie e le loro manifestazioni. Ci si può rivolgere a loro per avere sostegno nelle denunce alla magistratura o alle forze dell'ordine.

§        Libera è una rete di associazioni, cooperative sociali, coinvolti in un impegno contro le mafie, la corruzione, i fenomeni di criminalità e chi li alimenta. Ogni anno, il 21 marzo, vengono letti tutti i nomi delle vittime innocenti delle mafie.

§      Fondazione Falcone, impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata e nella promozione di attività di educazione alla legalità, rivolte in particolare ai giovani.

§     La Fondazione Addio Pizzo impegnata sul fronte della lotta al racket e alle estorsioni mafiose.

§       Associazione “Il Mattino” difende la libertà di stampa e di espressione, promuove lo sviluppo nella società di una coscienza civile e della cittadinanza attiva, anche attraverso interventi precoci sull’infanzia, soprattutto in contesti di marginalità e di disagio sociale.

 

REALIZZATO DA: Paladino Marika, CON LA COLLABORAZIONE DI Battiata Claudia, Battiata Martina, Foderà Sofia

Classe 3^ A

Liceo delle Scienze Umane






































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