Leggere i classici della letteratura non è mai un’attività
neutra. I testi dialogano con i lettori ed instaurano con essi una sorta di relazione di tipo empatico. Tra
le opere lette, indubbiamente, il “Secretum” di Petrarca piace tanto a noi
giovani. Qual è in segreto del suo
fascino, che travalica i secoli? La risposta è immediata: si tratta di un
dialogo introspettivo, metaforico,
nobilitante, che pone il lettore nell’ottica del giudice
prima di se stesso e poi degli altri. Ciascuno può essere un valutatore severo e al contempo fragile e
umano. E la valutazione è una delle competenze più utili per vivere nella realtà. Francesco si apre alla propria coscienza, rappresentata
da Sant’Agostino, e la interroga, anzi la scandaglia. Chi di noi non ha mai messo in discussione qualche inclinazione sbagliata, qualche “erranza”, che si è rivelata una catena infrangibile, forte e folgorante come il diamante, disorientante come una forza
centrifuga? Quando parliamo delle catene del ventunesimo secolo, ci balzano in mente subito le dipendenze, in primis
quella emotiva, dipendenza dagli altri, da relazioni
inadeguate e tossiche. Per alcune persone le relazioni diventano fonte di
insoddisfazione e frustrazione ma,
per quanto portare avanti il legame sembri difficile, il pensiero di rimanerne
privi è di gran lunga peggiore. La dipendenza affettiva,
infatti, si instaura
proprio all’interno di questa tensione
tra il “non poter vivere con” e il “non poter vivere senza”. Tra le dipendenze emotive non è da sottovalutare quella dalla famiglia, ma
c’è anche quella di coppia e quella sociale. La famiglia è la prima “cellula della società”. Lo pensava anche Leon Battista
Alberti nell’età umanistico- rinascimentale. Tuttavia, ne esiste un particolare tipo
opprimente e alienante, che educa alla paura del mondo, per cui i giovani vedono l'ambiente esterno come fosse una minaccia.
La dipendenza emotiva
di coppia è tipica delle persone insicure, che pensano di avere bisogno di un appoggio,
per vivere, e lo trovano nel proprio partner.
Spesso è proprio
questa dipendenza a favorire l’innescarsi di meccanismi di
violenza psicologica e fisica. Le vittime sono in prevalenza donne. La dipendenza sociale consiste nella necessità di essere accettati in
qualsiasi ambiente ci si trovi e questa attualmente è accresciuta dall’uso ossessivo dei social network. La
dipendenza in generale è come la “nebbia”. Va
dissipata, perché spesso gli occhi ne sono offuscati. Un'altra catena del nostro secolo è l’ambizione, non distante dalla “gloria terrena”,
di cui parla l’autore del Canzoniere. La tendenza a coltivare ambizioni è paragonabile ad una
medaglia, che presenta sia il suo
lato positivo che quello negativo. Da
un lato rappresenta l'aspirazione a raggiungere una meta difficile attraverso
sacrifici, che portano all’autorealizzazione, dall'altro però può essere frustrante, se l’obiettivo non si riesce
a raggiungere. Una delle sfumature dell’ambizione è la
ricerca del potere e dell’autoaffermazione a tutti i costi. Spesso questa “quète” è deviata verso il male e
si risolve nel desiderio di dominio, nell’orgoglio e nel peccato di superbia, vizio narcisistico, che per
Dante è il più grave nella gerarchia dei peccati capitali. Quanti angeli ribelli si macchiano di superbia? Quanti giovani e non, oggi, vivono convinti
della loro superiorità ed esercitano il loro potere
sul più debole? Le catene sembrano intrecciarsi tra di loro, irrobustirsi fino a spezzare l’anima di
chi ne è attanagliato e a ridurla in frammenti. L’arrogante si veste dei panni del bullo, che esercita il suo
potere nel gruppo dei pari, ricercando consensi e successo. Le violenze e gli abusi si consumano spesso
in spazi incustoditi, nel silenzio dei presenti. Molti restano a guardare e non aiutano chi subisce ad
uscire dal labirinto. Quante catene stringono i polsi dei ragazzi della nostra era? Il tunnel delle droghe e
della dipendenza dalla nicotina e dall’alcool non è meno pericoloso. E’
micidiale. Per permettersi una vita
a base di fumo, alcool e droghe,
occorre molto denaro e per questo
coloro che ne rimangono imprigionati possono entrare anche nel tunnel della
criminalità. E le catene diventano,
ahimè, sempre più “infrangibili”. Per spezzarle ci vorrebbe una grande quantità
di senno, di forza e di
determinazione. Strumenti tutti da ricercare nell’interiorità dell’uomo.
Sarebbe assurdo pensare che un
“Astolfo qualsiasi” vada sulla Luna a recuperarli per gli altri. Ciascuno deve scoprirli dentro di sé. “In interiore
homine habitat veritas”,
così afferma il filosofo d’Ippona.
Manuela Di
Giovanni III G
Liceo Linguistico
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