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mercoledì 26 novembre 2025

Consapevolezza, maturità e desiderio di libertà ispirano i ragazzi partecipanti al concorso " Sguardi verso la libertà"

 



Ieri, alla 3ª edizione del Concorso “Sguardi verso la libertà” – 26 novembre 2025- organizzato dal Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Trapani in occasione della "Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne" sono stati premiate due classi del Liceo artistico ( per la sezione cortometraggi e fotografia) e due alunni del Liceo delle Scienze Umane, Manuel Ruggirello della 5^A, e Rosy Grammatico della 4^A per la sezione poesia. Il testo di Manuel "Perché fai questo, o uomo?" ha ricevuto la seguente motivazione " Per la consapevolezza segno di maturità, tutte le donne sentitamente ringraziano".

" Per l'incoraggiamento a non lasciarsi sfuggire la libertà conquistata", la motivazione ricevuta dalla poesia di Rosy " Dalla mia prigione alla tua libertà".

Di seguito vengono riportati i testi. Complimenti ragazzi !!!


Perché fai questo, o uomo?


Mi chiamo uomo,

e porto addosso la vergogna dei miei fratelli.

Non di sangue — di silenzio.

Di quando ho visto una donna tremare e ho voltato lo sguardo altrove.

Giulia, Saman, Piera, nomi di un lungo e doloroso elenco.

Ogni nome è un urlo nella gola del mondo,

ogni volto scompare,

ogni volta muoio in un abisso profondo.

Ho visto uomini dire “l’amavo”, mentre le toglievano il respiro.

Ho visto mani sporche di possesso chiamarsi “protezione”.

E il cielo restava muto.

Le donne alzavano lo sguardo — non per chiedere perdono,

ma per ricordarci cos’è la vita.

Ho visto occhi che brillavano ancora, anche dopo la morte.

Lacrime diventate vetro, spezzato contro muri di paura.

E allora ho capito:

noi uomini non siamo forti,

se abbiamo bisogno di spegnere una luce

per sentirci grandi.

Ogni volta che una donna cade, un pezzo del mondo si spegne.

Ogni volta che una donna tace, un Dio si vergogna di esistere.

Io non voglio più tacere.

Voglio essere voce, carne che si fa memoria,

sguardo che non dimentica.

Perché libertà è amare senza stringere, guardare senza possedere,

vivere senza comandare.

E quando una donna rialza il viso, dopo il sangue, dopo la paura, la terra trema,

il cielo le da voce,

e l’umanità — finalmente —

rinasce.

Manuel Ruggirello – Liceo delle Scienze Umane “Rosina Salvo”, Trapani – Classe V A

Dalla mia prigione alla tua libertà…

A te donna… Ascolta la mia voce,

arriva da stanze chiuse e passi silenziosi,

scrivo da un tempo in cui l’inchiostro mi è stato negato

perché aveva un solo volto, il loro.

Tutto ciò che ero,

restava chiuso in me, soffocato, 

come una lettera mai spedita.

E mentre il fuoco mi ardeva dentro 

e la poesia mi scorreva nel sangue,

non mi era permesso darle voce,

l’arte ci apparteneva e ci colorava, 

ma non ci era concessa.

Ci hanno solo dipinte,

belle, eleganti, silenziose…

Ma come un volto senza anima,

un corpo da mostrare, da possedere, mai da ascoltare. 

Io però ero molto di più,

e noi lo siamo sempre state.

Eravamo temute, non per la forza,

ma per la mente,

per l’ anima non domata,

per la scintilla che era viva in noi.

Ci hanno bruciate al rogo, nei libri, nella memoria, 

donne troppo libere, troppo sagge, troppo vive.

Quante volte calpestate nel corpo e nella dignità, 

lacrime ad incorniciare un volto,

chiuse in sé, su pavimenti freddi

ad ascoltare giustificazioni infinite

che risuonano su vite ormai spente di dolore. 

Ma tu, non avere paura…

Non credere in chi ti dice che sei sbagliata,

cammina sempre a testa alta,

e sii forte, sii roccia, tempesta se serve.

Scrivi, urla, ama, scegli… 

Sii libera!

Segna la terra con il passo del tuo coraggio, 

lascia la tua impronta d’amore,

impronta che a me è stata negata, 

e con ogni tuo passo

mi restituirai al mondo.

Rosy Grammatico Liceo delle Scienze Umane “Rosina Salvo”, Trapani classe 4^A



mercoledì 19 novembre 2025

Al Museo San Rocco allestita una mostra in memoria dell'artista e professore Giambattista Mauro Marrone

 






Venerdì prossimo, 21 novembre, alle 18, presso il Museo di Arte Contemporanea San Rocco avrà luogo l'inaugurazione della retrospettiva dall'artista e professore Giambattista Mauro Marrone, a pochi mesi dalla sua scomparsa. La mostra è stata curata da Liborio Palmeri e dalla collega ed insegnante di storia dell'arte Alessandra Infranca, nel segno di un omaggio ad una personalità artistica discreta ed introversa, che aveva un rapporto complesso con le sue opere. Non è un caso che alla mostra sia stato dato il titolo di "Ferdinandea", infatti così titolava alcune delle sue opere, proprio come l'isola, prima emersa e poi definitivamente sommersa, tra Pantelleria, sua terra natale e Sciacca. E Pantelleria sarà presente alla mostra con il patrocinio del Comune. L'isola "Ferdinandea", inoltre, rappresenta bene la ricerca del suo linguaggio artistico, nel quale, come dice la prof.ssa Infranca " La materia diventa narrazione del tempo e la natura metafora dell'uomo".

L'evento sarà arricchito da un intermezzo musicale curato dal maestro Giuseppe Angelo e dall'esecuzione di un brano,  dedicato all'artista, composto da Filippo Zerilli e interpretato da Giulia Sieli.

La mostra del museo San Rocco si propone di far conoscere l'artista Mauro Mannone, ma anche il professore amato dagli alunni e apprezzato dai suoi colleghi. Una sezione sarà dedicata, infatti, ai lavori realizzati con gli allievi.

La mostra sarà visitabile fino al 31 marzo nei giorni di martedì e venerdì dalle 16,30 alle 19,30.


domenica 9 novembre 2025

Articolo 1: il documentario che dà voce ai morti sul lavoro. Un omaggio alle vittime delle morti bianche tra memoria e riflessione collettiva

 




TRAPANI – Ispirato agli articoli del giornalista Marco Patucchi e al libro “Operaicidio”, scritto insieme al magistrato Bruno Giordano, il documentario “Articolo 1” rende omaggio e memoria alle vittime sul lavoro, mettendo al centro storie individuali che raccontano la drammaticità della realtà quotidiana in Italia. L’evento, ospitato venerdì mattina presso il Teatro Pardo, ha visto la partecipazione di studenti, istituzioni, associazioni e rappresentanti del mondo sindacale. Tra gli interventi più significativi, quello di Manuel Ruggirello, giovane rappresentante della Consulta Provinciale Studentesca di Trapani, che ha proposto una riflessione ispirata al celebre discorso di Martin Luther King “I Have a Dream”, reinterpretato in chiave sociale e contemporanea. “Io ho un sogno, – ha affermato Manuel – un sogno che riguarda il lavoro, la dignità e la sicurezza di chi ogni giorno costruisce il futuro del Paese. Ho un sogno per cui nessuno debba più morire per portare il pane a casa”. Il dibattito che ne è seguito tra studenti e autori ha permesso di approfondire i temi del documentario e del libro. Le domande dei giovani hanno spaziato dalla sicurezza sul lavoro all’etica delle istituzioni, dalla prevenzione degli incidenti alla responsabilità individuale dei lavoratori. Gli autori, Marco Patucchi e Bruno Giordano, hanno risposto sottolineando l’importanza di dare voce alle vittime e di trasformare la memoria in consapevolezza collettiva. Il regista Luca Bianchini, affiancato da Giovanni Cavallini alla direzione della fotografia, ha scelto di ridurre al minimo ogni intervento esterno o di finzione, privilegiando il racconto diretto e immediato delle tre storie di persone decedute sul lavoro. Il titolo stesso richiama l’articolo 1 della Costituzione italiana: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro». Dare voce a chi non ce l’ha più diventa così un gesto di memoria e, allo stesso tempo, un monito per il futuro. Come nel libro “Operaicidio. Perché e per chi il lavoro uccide. Le storie, le responsabilità, le riforme”, il documentario va oltre i dati statistici: in Italia, infatti, la media è di tre morti sul lavoro al giorno e di un infortunio al minuto, senza contare i casi nascosti legati al lavoro nero. La scelta narrativa di Bianchini e Patucchi è di focalizzarsi sui singoli casi: storie che diventano universali grazie ai racconti di chi ha conosciuto le vittime. Il film mostra, con delicatezza, la morte negli occhi di chi racconta e il vuoto di chi ricorda, facendo emergere allo stesso tempo la forza e la dignità del lavoro dei loro cari. Non è soltanto un atto d’accusa verso le istituzioni, ma anche un’occasione di riflessione collettiva sul ruolo dei lavoratori e sulla responsabilità individuale nel rispettare le norme di sicurezza.

Particolarmente toccante è stato l’intervento finale di Bruno Giordano davanti agli studenti, che, di fronte a quella “Spoon River” delle vite invisibili delle vittime, ha sottolineato come tutti debbano portare con sé «un senso di colpa». “Articolo 1” riesce così a unire memoria, impegno civile e consapevolezza sociale, ricordando che dietro ogni numero c’è sempre una vita concreta da rispettare.

Narratio. Haec narratio argumentum trahit ex facto quodam quod evenit octobre vix praeterito. Ex eo cogitationes colligi possunt. Haud dubium quin coloribus imaginalibus quibusdam narratum augeatur.

 

Evenit die quadam octobre ineunte. Nuntium ut fulgor excardescit per retia et diurnariis. Locutum est de clade et de victimis innocentibus. Proinde in die crastino silentium factum est publicis locis. Attamen verum non invenitur in voce publica quae est rumor vacuus. Tres erant fratres et vivebant domu rurali. Haec domus, annexibus praeditam,opificio fungebatur, ubi pauci operari laborem agricolum explebant. Fructus et legumina parabant ad usum mercatus. Multum per tempus opificium  optimi exitu operatum est et compluria beneficia obtinuit. Domini summa in tranquillitate versabantur onera et pondera varia  bene gerentes. Vitam separatam ducebant et una cum opera curabant ab auxilio alieno, quod iudicabant perniciosum et maxime noxium. Potius in finibus oppidi quam rure domus eorum collocabatur et re vera magis aedificium a plurimus quam domus aestimabatur. Praeter fines, ubi habitationes postremae surgebant, rus vastissimum et planissimum extendebatur et extensio fiebat plus minusve largior prout ad latus inferius vel superius progrediebatur. Quaeque portio, in quam rus dividebatur, domino suo erat, ita pars superior sita in monte pertinebat ad tres fratres, qui eam ex patre ditissimo receperunt. In ea verus et varius hortus cultus curam maximam ostentabat. Ibi arbores frugiferae et legumina in circulo anni dabant fructus suos. Ex horto fratres trahebant materiam laborandam, emendandam, venditandam. Non multi coloni in eo operabantur et idoneis instrumentis novis terram cura assidua tractabant. Satione peracta, semina vigilabant et, momento advento, perceptioni frugum se dabant, quae ad opificium ducebantur, ubi parvulum operariorum agmen operam ultimam perficiebat. Cursus rerum per tempora felix fuit donec duo casus terribiles feracitatem eheu interruperunt. Evenit ut siccitas semina siccaveret anno quodam et tempestas fructus et legumina abstulit alio momento sinistro. Res dolentissimae consecutae sunt pro fratribus, qui, pecunia carente, cum venditum non factum sit, solvi tamen  stipendium operariis sibi dicebant rabie angoreque. Cito, ignota vox per viciniores diffundebatur quae significabat insanam voluntatem fratrum. Interea debita magis magisque cumulabantur et aere alieno de die in diem fratres premebantur maiore pondere, adeo ut contigeret, ut die quadam ex ore unius ex iis fors verbum insanum frustra fugiret. Et hoc verbum viciniores coeperunt maximo timore et sine mora id ad custodes  securitatis publicae afferre voluerunt maxime adflicti et inquieti. Qua de causa viciniores, quorum domus circa aedificium fratrum stabat, rumore inopinate diffuso perterriti, custodes securitatis, qui erant armigeri, illico expetiverunt. Eis figuram dubiam et  insolitam fratrum descripserunt, quibus   nunc intentio inanis per rumorem auditum tribuenda erat in cinererm et fumum aedificium suum mutandi per materiam ad dirumpendum aptam. Armigeri, quoad ad se, responderunt se  bene casum cognoscere, non quia ad rumorem se pervenisse, sed quia  sibi ignotam non esse notificationem de pecuniae solvendae incapacitate eorum. Rebus sic stantibus, omnes qui apud armigeros erant auxilium clamaverunt contra periculum imminens a fratribus morbo mentis iam affecti instituturum. Viciniores denuntiantes tranquillo animo abire armigeri dixerunt cum quam citius agmen vigilantium per horas constituturum esse circa periculi locos pervigilans sine intermissione. Ita viciniores profecti sunt animo tranquillo. At aliter Fatum statuit. Quod in tabula Fati ferrea incisum  erat factum proh dolor  est. Non autem per horas armigeri vigilabant uterque   inter se onus immutans. Die quadam actum terribile factum est. Tunc tonitrus fuit immanis et percussio  vehemens irruit longius largiusque in aedificia  non proxima, ianuas et fenestras evellens. Eo momento, antequam tonitrus dirumperet omnia quassans, armigeri non stabant illuc, transiliebant potius, numquam morabantur, si periculum non manifestabatur imminens. Evenit. Nulla intentio praeiudicata in fratribus. Mortem sibi solum infligere volebant. Neque de clade loqui possumus. Ex hac re consequitur ut  1 potiusquam actus insanus eligendus erat actus rationalis, si in fratribus ratio praevalebat clara et solida, fratres vitam separata ducebant et proximos spernebant, quandoquidem necesse est aperire mentem ad sana aliorum consilia et fidentes consultus, 3 patet fratres sub jugo passionali vixisse, quippe cum sensus in  se involuti in circulo caeco frustra rotent sine voluntate transiliente sola ratione determinata, 4 sub foco passionali victimae surgunt in externo et interno circulo tartarico, plerumque extra focum radiantem qui urens proicitur quocumque, 5 obliviscendum enim non est nos in universo immergi, ita ratione obicimus cui Necessitate subicimur. Doctrina  sane Graeca nos docet Potentiam noeticam prius antecedit quam facultates secundariae, quae saepius in errores nos inducunt sine lumine certo. 

DIIS semper gratus Joachim professor Grupposo.