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lunedì 7 luglio 2025

Studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani raccontano la loro esperienza del periodo della pandemia. Cinque anni dopo. Parte III



Cinque anni fa le vite di ognuno di noi sono cambiate drasticamente: abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini per adattarci ad una realtà ben lontana dalla nostra quotidianità. Era il gennaio 2020, quando arrivò in Italia la notizia di un’emergenza internazionale causata dalla pandemia del Covid19. Ecco il ricordo di quel periodo da parte di alcuni studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani nell’ambito del Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”.

La pandemia ha avuto un impatto devastante sulla salute pubblica, sull’economia e sulla vita di milioni di persone in tutto il mondo. Nel corso degli ultimi anni, diversi paesi hanno istituito giornate di riflessione in ricordo delle vittime del Covid19, per sensibilizzare l'opinione pubblica sui numerosi danni provocati dalla pandemia e per onorare coloro che hanno perso la vita. Queste giornate possono anche essere un'occasione per riconoscere il lavoro e il sacrificio di operatori sanitari, soccorritori e altre persone che hanno contribuito in prima linea durante l'emergenza. Inoltre, la pandemia ha spinto molte nazioni a riflettere su come prevenire future crisi sanitarie, promuovere la solidarietà globale e migliorare la preparazione e la risposta agli eventi di salute pubblica. Il periodo che abbiamo vissuto durante e dopo la pandemia di Covid19 è stato senza dubbio un momento storico di grande impatto. Ha cambiato il modo in cui ci relazioniamo con gli altri e ha trasformato la nostra vita quotidiana. Riflettendo su questo periodo, è inevitabile pensare alla sofferenza e alla perdita che molte persone hanno subito, sia direttamente a causa del virus, sia a causa delle conseguenze economiche, sociali e psicologiche.

Le perdite umane sono state innumerevoli e le cicatrici lasciate dalla solitudine, dalle separazioni forzate e dalla paura di un nemico invisibile sono difficili da dimenticare. Ma, accanto a questa sofferenza, sono emersi anche segnali di speranza e solidarietà. Il coronavirus è stato uno dei momenti più difficili della mia vita. Quando iniziò tutto, non avrei mai creduto che le cose si fossero destabilizzate così tanto da dover combattere così tante difficoltà. Alla fine, noitutti credevamo che sarebbe stato solo un breve periodo, ma la cosa è stata ben diversa.

All'improvviso, la normalità della vita è cambiata in un istante. Il lavoro da casa è diventato la norma, e se, da un lato mi ha permesso di stare più vicino alla mia famiglia, dall'altro mi ha intrappolato tra le mura della mia abitazione, senza mai riuscire davvero a staccare dal lavoro scolastico. La distanza sociale ci ha separato fisicamente, ma ci ha anche fatto riflettere sulla nostra vita e su quanto fosse importante stare insieme. Molte delle attività che prima davo per scontate, come andare al cinema, uscire con gli amici o anche semplicemente passeggiare senza pensieri, sono diventate irraggiungibili.

Mi mancava quella normalità che prima davo per scontata. Le videochiamate sono diventate il nostro nuovo modo di socializzare e, sebbene fossero un buonostituto, non riuscivano a colmare completamente il vuoto che sentivo. Avevo paura di essere infettata, paura che uno dei miei cari si ammalasse, paura del futuro incerto. Ma, comunque, anche questa paura mi ha insegnato a stimare le cose più piccole della vita: un caffè al mattino, la pace a casa, la bellezza di un tramonto semplice da ammirare dalla finestra. Nonostante le difficoltà, ho cercato di sfruttare al meglio quel periodo.

Ho riscoperto la lettura, ho iniziato a coltivare hobby che avevo messo da parte e ho trovato nuove modalità per stare in contatto con le persone care. La famiglia, in particolare, è stata il mio punto di riferimento. Abbiamo trascorso molto più tempo insieme e, sebbene le circostanze fossero difficili, questo ci ha fatto sentire più uniti. Al momento, credo che il periodo del coronavirus mi abbia insegnato una lezione importante: la vita è fragile, e ogni momento va apprezzato. Non bisogna mai dare per scontato il tempo che passiamo con gli altri, né la salute che, durante quella pandemia è diventata più che mai il bene più prezioso.

Giusi Simone III L Economico Sociale IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”

Il 9 marzo 2020, ero a casa con i miei genitori quando, mio padre, appena finito di cenare, ha letto un articolo sulla chiusura delle scuole, inizialmente solo di due settimane. Ricordo benissimo quel momento: ero felicissima che la scuola chiudesse e ho iniziato a festeggiare, saltellando, con mio fratello minore. In seguito, iniziò la DAD. Con la piattaforma Edmodo io e i miei compagni mandavamo i compiti ai professori e loro mandavano le verifiche a noi; con Google Meet, invece, facevamo video-lezione.

All’inizio la didattica da casa non era male, poi diventò insopportabile: l’aria sembrava sempre la stessa, l’uso frequente di dispositivi peggiorava l’umore di tutti e la fine del “lockdown” pareva più che lontana. Ogni giorno era uguale e il tempo scorreva talmente lentamente che quaranta giorni somigliavano maggiormente ad un anno. Ricordo un episodio in cui io e mia madre litigammo e lei alzò troppo la voce. Tornai in camera mia arrabbiata e, passati diversi minuti, mi raggiunse e mi chiese scusa, abbracciandomi.

Mi misi a piangere perché mi accorsi che, con questo isolamento prolungato, tutti eravamo nervosi e reagire in quel modo non era sua intenzione. Sensibilità, comprensione e pazienza sono state le qualità che il lockdown mi ha migliorato. Durante e dopo la quarantena non ho sofferto, ma ciò che mi ha influenzata negativamente è stata l’era delle mascherine. Avendo tenuto per moltissimo tempo delle maschere che coprivano metà del mio volto, una volta che sono state tolte definitivamente, ho sviluppato una forte insicurezza verso la parte inferiore del viso (che ancora persiste).

Ho dimenticato le facce “complete” delle persone che conoscevo e, rivederle senza, è stata una vera e propria liberazione. Ed ecco un altro dilemma: “vaccino sì o vaccino no”? Io, personalmente, ero schierata dalla parte dei “vaccini sì”, anche se spuntati improvvisamente per via dell’emergenza. Tuttavia, quando eventi come quelli del covid19 accadono, è meglio non pensarci troppo su e riflettere che servono per proteggere noi e i nostri cari, soprattutto quelli più fragili come i nostri nonni.

E per concludere, menziono onorevolmente i tamponi, diventati delle vere e proprie prove di coraggio e di resistenza ai fastidi.

Simona Valenti III M IIS “Rosina Salvo” di Trapani - Progetto PNRR Futura "Il giornalismo digitale nell'era dell'I.A"

Ogni 18 marzo si ricorda la Giornata nazionale in memoria delle vittime del covid, istituita ufficialmente il 17 marzo 2021. La data è stata scelta per commemorare il giorno in cui, nel 2020, i camion militari con le bare passarono per Bergamo. In questa giornata, tutte le istituzioni pubbliche esporranno le bandiere a mezz’asta in segno di rispetto e memoria. Sono passati solo 4 anni dal covid, ma sembra che sia passata una vita.. una vita da quando al telegiornale si parlava di tutte le persone che il covid ha portato via..una vita da quando siamo stati rinchiusi in casa per proteggere la nostra salute e quella altrui; era come se fossimo intrappolati in una gabbia, non potevamo socializzare, se non virtualmente, con il mondo, con i nostri più cari parenti o amici…una vita da quando inizialmente noi adolescenti esclamavamo ‘’che bello! non si andrà più a scuola per qualche mese!’’ anche se quel ‘’qualche mese’’ si trasformò poi in anni… anni di didattica a distanza, anni di obbligo a portare la mascherina senza poterla togliere per alcun motivo, anni in cui ai giovani sono stati tolti momenti che avrebbero dovuto essere i migliori della propria vita.

Durante la quarantena, che ha avuto un impatto globale, ogni persona ha reagito in modo unico e questa diversità di esperienza è stata influenzata principalmente dalla personalità, dalle circostanze familiari e dalle risorse emotive di ciascuno; alcuni hanno trovato un modo per ‘’allenarsi’’ e adattarsi a ciò che era la realtà di quel periodo, altri si sono chiusi in se stessi, vivendo un periodo con maggiore difficoltà emotiva,. Per questi ultimi, una volta tornati alla vita normale, è stato difficile adattarsi di nuovo.La ripresa delle interazioni sociali e il ritorno alla routine frenetica hanno creato difficoltà nell’affrontare quel senso di ansia e di solitudine che si era manifestato in loro, portandoli a sentirsi sopraffatti e a lottare per riacquistare il contatto con il mondo. Il periodo del Covid è stato un'esperienza difficile per me. Prima della pandemia, ero una ragazza molto introversa, ma trovavo conforto nel trascorrere del tempo con le persone che mi facevano sentire bene. Nonostante la mia timidezza, amavo uscire, andare a scuola, e soprattutto praticare danza.

Poi, quando è iniziata la quarantena, mi sono ritrovata separata da quasi tutte le persone a cui tenevo. Questo mi ha fatto stare molto male, perché, essendo introversa, sarebbe stato difficile riprendere quei legami in un momento così complicato. Durante l’estate, fortunatamente, la situazione è migliorata, ma quando è finito il periodo estivo, è arrivato un altro momento difficile. Avevosempre avuto un corpo molto esile, mangiavo poco e questo mi ha portato ad avere problemi di salute. Da quel momento non sono più riuscita a continuare la danza, che penso sarebbe stata di grande aiuto in quel periodo, l’ho ripresa solamente nel 2022.

Poi, qualche mese dopo, ho vissuto un altro momento di grande dolore: mio nonno, una figura fondamentale nella mia vita, cominciò a stare sempre peggio e, purtroppo, non ce l'ha fatta. La sua morte è stato un colpo molto duro per tutta la mia famiglia e ha lasciato un vuoto enorme in me. La sua perdita, unita a tutto ciò che avevo vissuto, mi ha portata a chiudermi sempre di più in me stessa. Nonostante tutto, queste esperienze mi hanno insegnato molto e mi hanno fatta crescere. Se da un lato il Covid e tutte le difficoltà che ho affrontato mi hanno tolto tanto, dall’altro mi hanno anche resa una persona più forte.

Ora, guardandomi indietro, posso dire di essere più sicura di me stessa e di avere una nuova forza interiore che prima non avrei mai pensato di avere.

Martina Fasulo - IV A Liceo delle Scienze Umane I.I.S.S “Rosina Salvo” - Progetto PNRR Futura "Il giornalismo digitale nell'era dell'I.A"

Il 18 marzo si ricorda un evento che ci ha cambiato profondamente tutti nell’animo facendoci vedere il mondo in maniera completamente diversa per sempre. La giornata della memoria delle vittime del covid19 fa riaffiorare in noi tante emozioni. Avevo 12 anni quando è scoppiato il covid : mio padre era fuori per lavoro e prima di tornare a casa passarono diversi giorni tra quarantene e tamponi per prendere l’aereo di ritorno. Il covid per la mia famiglia è stato un modo per stare tutti insieme senza la necessità di recarsi a scuola o nel luogo di lavoro.

Cercavamo di trovare il lato positivo della nuova condizione cucinando insieme o guardando un film. Ma al di fuori delle mura domestiche c’era un mondo in confusione, medici che non sapevano cosa fare e come aiutare i malati vedendo andar via diversi pazienti. Il 27 dicembre 2020, il cosiddetto “Vaccine day”,è la data che ha segnato il via ufficiale alla campagna di vaccinazione contro il Covid19 in tutta Europa portandoci a tornare almeno in parte alle nostre vite, ma con i volti coperti ,completamente disorientati da quello che facevamo fatica a riconoscere nuovamente come realtà. La nostra vita è scaglionata da momenti che cambiano chi siamo e chi saremo. Il covid mi ha fatto aprire gli occhi sul detto latino “carpe diem” ,cogli l’attimo, rendendolo più vero che mai. Il periodo dell’emergenza covid mi ha insegnato che non bisogna avere timore dei cambiamenti, ma accoglierli come momento di crescita in quanto la vita è come un fiume che non smette mai di scorrere.

Aurora Venza- IV A Liceo delle scienze umane IIS”Rosina Salvo” di Trapani-Progetto PNRR Futura “Il giornalismo nell’era dell’ I.A”

Nei primi mesi del 2020 iniziarono a circolare delle notizie su un virus che girava in Cina. All'inizio tutto ciò mi sembrava molto lontano, una questione che riguardava solo la Cina. Un giorno, all'improvviso, tutto è cambiato perché l'Italia era entrata in lockdown. Durante i primi giorni ero quasi contenta di restare a casa perché non capivo la gravità della situazione. Le settimane passavano e più la situazione diventava preoccupante: guardare i telegiornali era angosciante, ospedali erano pieni di infettati da Covid19, i medici erano stremati dal tanto lavoro e mentre il numero dei contagi saliva sempre di più, la mia unica domanda era quanto ancora potesse durare questa brutta situazione.

Dopo aver fatto molta attenzione ed essermi attenuta alle restrizioni, pensavo di essere al sicuro e invece in estate il covid ha colpito pure me, quando meno me lo aspettavo. Il Covid19 non è stato solo una malattia fisica, ma anche un'esperienza che mi ha segnato profondamente. Mi ha fatto capire quanto la salute sia il dono più prezioso che potessimo ricevere, quanto la vita possa cambiare da un giorno all'altro e soprattutto a non dare nulla per scontato. Ad oggi quando ripenso a cinque anni fa, mi rendo conto di quanto quel periodo sia stato molto difficile da superare, ma anche formativo.

Ho conosciuto il peggio e il meglio delle persone, ho provato sia paura che speranza e ho vissuto momenti di solitudine, ma anche di grande solidarietà; forse in questa esperienza c'è qualcosa di positivo che porterò per sempre con me.

Ilenia Scuderi - IV A Liceo delle scienze umane IIS Rosina Salvo di Trapani-Progetto PNRR Futura “Il giornalismo nell'era dell' IA”


Studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani raccontano la loro esperienza del periodo della pandemia. Cinque anni dopo. Parte II

 



Cinque anni fa le vite di ognuno di noi sono cambiate drasticamente: abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini per adattarci ad una realtà ben lontana dalla nostra quotidianità. Era il gennaio 2020, quando arrivò in Italia la notizia di un’emergenza internazionale causata dalla pandemia del Covid19. Ecco il ricordo di quel periodo da parte di alcuni studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani nell’ambito del Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”.

Sapete che giornata è il 18 marzo? Il 18 marzo è una giornata che è stata istituita nel 2021 in onore delle vittime da Covid19. Il Covid è stata una realtà che ci ha cambiato incredibilmente, non solo a noi giovani, ma anche gli adulti. Improvvisamente, quel 9 marzo 2020, ci siamo trovati attaccati alla televisione: il governo italiano aveva indetto il primo lockdown nazionale, dove tutti i cittadini erano pregati di non muoversi dalle case se non per motivi lavorativi o per acquistare beni di prima necessità. Ricordo benissimo la confusione che ho provato in quel momento, ero ancora una bambina che andava solamente in prima media, con tanta voglia di imparare e di fare nuove amicizie… Questa notizia ha scioccato le vite di tutti noi, siamo stati costretti a rimanere a casa, senza poter vedere i nostri cari parenti e obbligati a mantenere una distanza di due metri l’uno dall’altro. Questi eventi portarono anche a un modo alternativo di fare scuola: nacque così la DAD, dove per la prima volta vidi tutti i miei compagni in quelle piccole immagini di Zoom, e nonostante inizialmente fossi incuriosita dalla nuova modalità scolastica, da un momento all’altro iniziò a diventare un’abitudine.

Ogni giorno si tenevano lezioni online senza poter uscire da casa, e quelle poche volte che si riusciva a uscire, bisognava proteggere i propri cari indossando la mascherina, poteva essere bianca, nera, o persino colorata, ma per me e per tantissimi altri ragazzi quello strumento non era più una protezione per noi e per gli altri, iniziava a diventare una muraglia sotto la quale si nascondevano i nostri sogni. Dopo circa un anno trascorso davanti gli schermi delle nostre case in attesa che i medici trovassero un rimedio alla pandemia, arrivò, il 27 dicembre 2020, il primo vaccino anti-Covid, raccomandato soprattutto agli anziani e ai più vulnerabili.

Questa nuova cura portò in noi ragazzi una speranza che quasi stavamo abbandonando. Eravamo da poco tornati a scuola e, nonostante le mascherine e lo stress dovuto alla necessità di ridurre i contatti umani, cominciammo a riprendere le nostre abitudini, fino a quando i valori dei contagiati da Covid vennero ridotti quasi a 0 grazie all’azione dei diversi vaccini. Tutti questi sforzi ci condussero, infine, il 31 Marzo 2022, all’annuncio che testimoniava la fine dello stato di emergenza. Pensando a tutto questo ora, dopo 5 anni da quando questi eventi sono accaduti, realizzo quanto in realtà noi siamo fortunati, e a quanto in realtà l’episodio della pandemia ci ha portato a capire che anche ciò che consideriamo scontato, non lo è affatto: dare un abbraccio ai tuoi genitori, guardare un film insieme a un amico, il Covid ci ha insegnato che tutto questo in realtà non è scontato, ma sono momenti che dobbiamo custodire profondamente all’interno dei nostri cuori.

Francesca Chiari Licari III G Liceo Linguistico IIS “Rosina Salvo” Progetto PNRR Futura “Il giornalismo nell'era dell'I.A”

Era il 2019 quando il mondo ha sentito parlare di un nuovo virus proveniente dalla Cina. All’inizio credevamo fosse una malattia lontana, ma nel giro di pochi mesi il Covid19 si è trasformato in una malattia globale, influenzando le nostre vite. Il virus si è diffuso in modo rapido, causando milioni di contagi e mettendo alla prova i sistemi sanitari globali: ospedali e terapie intensive pieni, medici e infermieri stremati. Al 30 aprile 2023 il numero di casi della pandemia di Covid19 confermati in tutto il mondo era di 765.222.932. I disagi non si sono verificati solo in ambito sanitario, ma le conseguenze si sono sentite anche in ambito sociale.

Le persone sono state costrette a rimanere a casa per mesi a causa del lockdown, le scuole sono rimaste chiuse e le lezioni sono state effettuate online. Uno degli effetti più gravi della pandemia è stato il crollo dell’economia. Le imprese hanno dovuto chiudere, molte persone hanno perso il lavoro. Il settore turistico ha visto crollare gli arrivi di molti viaggiatori, mettendo in difficoltà migliaia di lavoratori. Anche i piccoli commercianti e i ristoratori hanno subito enormi perdite, costringendo molti di loro a chiudere definitivamente.

I governi, per cercare di far fronte alla crisi, hanno messo in atto misure economiche straordinarie, come ad esempio sussidi alle imprese e ai lavoratori. In Italia il governo ha messo a disposizione altri supporti per aiutare chi si trovava senza lavoro a causa delle restrizioni. Dopo quasi due anni di sacrifici, grazie ai vaccini e alle misure di prevenzione, il mondo ha iniziato a riprendersi. Tuttavia, la pandemia ha lasciato un segno profondo: ci ha insegnato l’importanza della sanità pubblica, della solidarietà e dell'adattabilità di fronte alla crisi.

Il Covid19 è stato come una tempesta improvvisa che ha travolto tutti, senza distinzione. Per me, però, non è stato solo un periodo di paura e restrizioni, ma anche un momento di riflessione. Infatti mi ha fatto capire quanto diamo per scontato la libertà di uscire, di abbracciare le persone care, di vivere senza paura. Durante il lockdown, il tempo sembrava sospeso, le giornate tutte uguali. Eppure, ho imparato a trovare valore nelle piccole cose: un messaggio di un amico, una passeggiata dopo mesi chiusa in casa, il suono delle città improvvisamente silenziose.

Ho visto il mondo adattarsi, le persone reinventarsi, e ho capito che siamo più resilienti di quanto pensiamo.

Roberta Agosta III L indirizzo Economico-Sociale IIS “Rosina Salvo” di Trapani- Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era del IA”

Una malattia causata dal virus SARS-CoV-2, emerso alla fine del 2019. Ha portato a una pandemia globale, causando milioni di infezioni e decessi. I sintomi variano da lievi (febbre, tosse, affaticamento) a gravi (difficoltà respiratorie ecc…). Il Covid19 ha avuto un impatto devastante a livello globale, causando milioni di morti. Secondo le stime ufficiali, entro la fine del 2021, il numero totale dei decessi era di circa 5,4 milioni. Le misure preventive includono la vaccinazione, l’uso della mascherina, l’igiene delle mani e il distanziamento sociale.

I trattamenti variano dall’assistenza di supporto ai farmaci antivirali. Sebbene la pandemia sia ufficialmente terminata, il Covid19 resta una preoccupazione sanitaria con varianti in evoluzione e focolai stagionali. Inoltre il virus si è diffuso in tutto il mondo, portando l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) a dichiarare la pandemia l’11 marzo 2020. Il virus si trasmette principalmente attraverso: goccioline respiratorie (emesse parlando, tossendo o starnutendo); contatto con superfici contaminate (toccando il viso dopo aver toccato superfici infette); aerosol (particelle sospese nell’aria, sopratutto in ambienti chiusi e poco ventilati).

Chi ha il Covid oggi cosa deve fare? Rimanere a casa fino al termine dei sintomi, laddove presenti. Indossare la mascherina, preferibilmente FFP2, se si entra a contatto con altre persone. Prestare particolare attenzione all’igiene delle mani, lavandole con acqua e sapone o utilizzando apposite soluzioni igienizzanti. Evitare ambienti affollati. Il Covid19 ha segnato un’epoca di grande cambiamento, portando con se sfide sanitarie, economiche e sociali che hanno toccato tutti, in modi diversi.

Se c’è qualcosa che questa pandemia ha insegnato, è quanto siamo interconnessi e vulnerabili, ma anche quanto possiamo essere resilienti e adattabili. Da un lato, ha evidenziato le debolezze dei sistemi sanitari e la fragilità di molte economie. Dall’altro, ha accelerato innovazioni nel lavoro, mostrando quanto la collaborazione possa fare la differenza. Ha anche cambiato il modo in cui vediamo la salute mentale, l’importanza della ricerca scientifica e il valore delle relazioni umane.

Aurora Roccia III L Economico-Sociale IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura ‘’Il giornalismo digitale nell’era del IA”.

Oggi, a cinque anni di distanza, ci ritroviamo a riflettere su quanto quel periodo d’emergenza da Covid19 abbia influenzato le nostre vite e trasformato il nostro modo di pensare alle cose. Il giorno 17 marzo 2020 è una data che rimarrà impressa nella nostra memoria, un giorno in cui, improvvisamente, il mondo intero si è ritrovato a fronteggiare una dura realtà, quella del Covid19. In quel giorno nessuno sembrava essere preparato a ciò che sarebbe accaduto. La nostra vita quotidiana e le abitudini si sono fermate, procurando in noi una profonda incertezza.

All'inizio sembrava che sarebbe durato solo qualche settimana, ma questo "breve periodo" è diventato quasi due anni di distanziamento sociale, restrizione, ansia, paura e cambiamenti radicali nella nostra vita. Molti si sono ritrovati chiusi a casa senza sapere cosa fare e come reagire. Le relazioni sociali sono state stravolte, il gesto dell'abbraccio era diventato quasi una minaccia, diventando azioni quasi meccaniche. Le scuole hanno chiuso e le lezioni sono diventate online. Inizialmente gli studenti erano contenti dell'idea di non andare a scuola, ma ben presto la realtà dell'apprendimento a distanza ha messo in luce la sua difficoltà: situazioni, connessioni stabili e solitudine facendo diventare la situazione opprimente.

In alcune famiglie, tutto ciò portò una svolta positiva, si crearono dei legami più stretti. Coloro che uscivano per comprare le cose necessarie, dovevano affrontare una vera sfida, cioè disinfettavano tutto pur di non andare a contatto con il virus. Molte persone hanno avuto la sfortuna di affrontare il virus da vicino, entrando in ospedale e trovandosi a lottare per la propria vita. Le corsie degli ospedali erano colme, e i medici, sotto una pressione senza precedenti, lavoravano instancabilmente.

Le immagini dei reparti di terapia intensiva saturi e delle persone separate dai propri cari sono rimaste impresse nella memoria collettiva. Le cifre dei contagi e dei decessi non facevano altro che crescere, portando con sé un enorme carico emotivo e fisico per la sanità pubblica. Il settore economico è stato gravemente colpito dalla pandemia, con molte imprese costrette a licenziare o chiudere, portando a un aumento della disoccupazione e a un clima di incertezza economica, soprattutto per le famiglie più vulnerabili.

Cinque anni dopo, il mondo sta iniziando a riprendersi grazie ai vaccini e l'allentamento delle misure di distanziamento. Tuttavia, le cicatrici lasciate dalla pandemia sono ancora visibili, e la "normalità" di prima non tornerà mai. La pandemia ha cambiato il nostro modo di pensare alla salute, alle relazioni e all'economia globale, insegnandoci a essere più adattabili e consapevoli delle nostre vulnerabilità. In questo anniversario, si riflette non solo sul dolore e le difficoltà vissute, ma anche sulla solidarietà e sulla preparazione che sono emerse come valori fondamentali.

La speranza è che la lezione del Covid19 ci guidi nell'affrontare le sfide future. Durante il periodo del Covid19, ho vissuto diverse esperienze che, nonostante le difficoltà, sono state molto positive. Una delle più significative è stata la riscoperta dei legami familiari. Essendo tutti a casa per molto più tempo, ho avuto l'opportunità di trascorrere più tempo con la mia famiglia, di condividere pasti, chiacchierare senza fretta e fare attività che avevamo sempre rimandato. Questo ha rafforzato i nostri legami e ci ha permesso di apprezzare l'importanza del tempo condiviso, lontano dalla frenesia della vita quotidiana.

È stato un momento di intimità e crescita collettiva che, sebbene legato a circostanze difficili, ha portato con sé una grande sensazione di gratitudine. Dal punto di vista scolastico, un'altra esperienza positiva è stata la possibilità di imparare ad utilizzare nuove tecnologie e risorse digitali. La scuola online, seppur rappresentando una sfida iniziale, mi ha permesso di sviluppare abilità nell'uso di piattaforme come le video-lezioni e gli strumenti di collaborazione online, che si sono rivelati utili anche dopo l'emergenza.

Inoltre, l'apprendimento a distanza mi ha dato maggiore autonomia nello studio e nella gestione del tempo. Non essendo più vincolati agli orari rigidi delle lezioni in presenza, ho imparato a organizzare meglio le mie giornate e a essere più responsabile nel completare i compiti. Sebbene ci siano state difficoltà, come la mancanza di interazione fisica con compagni e insegnanti, è stato interessante vedere come la scuola si sia adattata rapidamente per continuare a garantire un'educazione di qualità in un contesto così difficile.

Nonostante tutte le esperienze positive, devo ammettere che, pur avendo tratto insegnamenti importanti, non desidero rivivere quel periodo…Inoltre durante l'epidemia, l'uso delle mascherine è diventato indispensabile, portando a un'ondata di acquisti su larga scala. Questo mi fa pensare all'importanza della moralità, sottolineando la necessità di non essere avidi e lasciare risorse a coloro che ne hanno più bisogno. Inoltre, la diffusione di mascherine contraffatte evidenzia il valore dell'onestà per il normale funzionamento della società. L'epidemia ha mostrato anche quanto sia importante la moralità pubblica, insegnando a non danneggiare gli altri e promuovendo l'armonia.

In termini di apprendimento, il Covid19 ha accelerato lo sviluppo dell'insegnamento online, consentendoci di imparare senza essere limitato dal tempo e dallo spazio e sviluppare lo studio autonomo. Infine, dopo questo periodo difficile, ho scoperto che se affronto tutte le cose cattive con il giusto atteggiamento, può essere un'opportunità per il cambiamento e la crescita personale, e rafforzare i valori di onestà, unità e adattabilità.

Simona Alfano e Giorgia Chen III L IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”


martedì 1 luglio 2025

Studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani raccontano la loro esperienza del periodo della pandemia. Cinque anni dopo. Parte I




Cinque anni fa le vite di ognuno di noi sono cambiate drasticamente: abbiamo dovuto modificare le nostre abitudini per adattarci ad una realtà ben lontana dalla nostra quotidianità. Era il gennaio 2020, quando arrivò in Italia la notizia di un’emergenza internazionale causata dalla pandemia del Covid19. Ecco il ricordo di quel periodo da parte di alcuni studenti dell’IIS “Rosina Salvo” di Trapani nell’ambito del Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”.

Sono ormai passati 5 anni da quando il coronavirus è entrato a far parte della nostra vita. Ognuno di noi ha reagito diversamente ed è per questo che oggi voglio raccontare come l’ho vissuto io. Sono una ragazza di sedici anni, che all’epoca ne aveva dodici e che si è trovata di fronte ad un’esperienza che l’ha aiutata a crescere, ma che per mesi l’ha privata della quotidianità. All’inizio, mi sembrava surreale; la scuola che prima reputavo noiosa mi è iniziata a mancare.

Passavano i giorni e la realtà era un’altra: lezioni online, schermi che mi separavano dalle persone che avrei voluto vedere dal vivo e convivevo con la paura di uscire di casa per fare la spesa con il rischio di portare il virus dentro casa. Ogni mattina, mi svegliavo con la speranza che quella fosse la giornata in cui sarebbe cambiato qualcosa, che avrei potuto rivedere amici e compagni e rivivere la vita con spensieratezza come facevo prima. Non avevo mai pensato che la mia vita potesse cambiare così drasticamente e all’improvviso.

L’esperienza, però, mi ha insegnato che non bisogna mai dare nulla per scontato. I primi mesi sono stati difficili, ma con il tempo ho iniziato a guardare la situazione da un'altra prospettiva; ho cominciato a leggere di più, a scrivere e a dedicare più tempo a me stessa. Ora che ci penso, capisco che quella fase della nostra vita è diventata una sorta di tesoro da mettere da parte, perché per quanto ci abbia segnato, sicuramente ci ha insegnato la resilienza e la pazienza. Spero che altri miei coetanei siano riusciti a trarre da essa gli stessi miei lati positivi.

Sara Ribaudo III L Economico-Sociale IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”

Il 18 marzo scorso si è celebrata la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Covid19. Fu scelta questa data poiché è quella in cui nel 2020 i camion militari carichi di bare “sfilarono” per Bergamo. Sembra solo ieri quando sentimmo per la prima volta al telegiornale il nome di questo nemico invisibile, inconsapevoli del male che avrebbe provocato alla nostra società. Nessuno potrà mai cancellare dalla propria mente quei tre mesi di “segregazione” per proteggere gli altri e noi stessi, quei mesi di preoccupazione per ciò che stava accadendo al di fuori delle mura delle nostre case basandosi dalle immagini diffuse su internet e per coloro che, all'interno degli ospedali, hanno messo tutti se stessi per aiutare chi lottava tra la vita e la morte. Gli elementi caratteristici delle nostre giornate erano i social media, che ci permettevano di comunicare con il mondo esterno, diffondendo messaggi di positività e speranza all'intera comunità come "andrà tutto bene". Per colmare la costante noia presente in quelle giornate iniziammo a cucinare di tutto e di più, pulire casa da cima a fondo, fare dei work-out fino a quando c'era voglia, leggere l'intera libreria di casa e guardare saghe cinematografiche. Della quarantena, oltre i lati negativi, possiamo trovare anche dei lati positivi perché ci ha permesso di passare, con le persone a cui vogliamo bene, molti momenti indelebili che nella quotidianità non riusciamo a trascorrere a causa dei vari impegni personali.

Molti volti del mondo dello spettacolo, attraverso video youtube e tiktok, iniziarono a sensibilizzare sulla situazione strappando un sorriso al pubblico attraverso la comicità. Anche molti artisti iniziarono a realizzare canzoni ispirandosi alla quotidianità di quegli anni, ad esempio i Pinguini Tattici Nucleari con "Hikikomori" parlando di una storia d'amore tra due ragazzi separati dalla distanza. I Pinguini Tattici Nucleari con la loro "Ridere" vollero mandare un grande messaggio di speranza che, dopo un periodo buio, si torna sempre a sorridere.

Melania Genovese, IV A Liceo delle Scienze Umane IIS Rosina Salvo di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”

Il Covid19 ci ha tolto tanto. Ci ha portato via persone che amavamo, ci ha chiuso in casa, ci ha fatto vivere nella paura, nell'incertezza, nella solitudine. Ha trasformato abbracci in pericoli, sorrisi in qualcosa da nascondere dietro una mascherina. Per molti è stato un incubo. C’è chi ha perso un padre, una madre, un nonno, senza neanche poterlo salutare. C’è chi ha passato mesi in ospedale, attaccato a un respiratore, lottando contro qualcosa di invisibile. C’è chi ha perso il lavoro, chi si è ritrovato solo, chi ha dovuto affrontare tutto questo senza nemmeno una spalla su cui piangere. E che il tempo che abbiamo, con le persone che amiamo, è la cosa più importante di tutte.

Io in persona l’ho capito, aver perso due persone importanti nella mia vita in nemmeno un anno, è stato un duro colpo. Infatti da quel momento, ho dato molta più importanza alle persone che veramente amo, standogli vicino il più possibile perché se non se ne andrà oggi, se ne potrebbe andare domani e sono pensieri che hanno dato una svolta alla mia esistenza da una parte all’altra. In quei periodi bisognava veramente essere forti perché non sapevi cosa pensare prima, ma per fortuna è passato e siamo tornati alla normalità anche se ancora con la paura di una cosa invisibile, meno potente ma comunque sono certa che non ce ne libereremo mai al 100%.

Giuseppe Ingrassia III L IIS Rosina Salvo di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”

Durante il periodo del Covid19, l'esperienza è stata un mix di confusione, ansia e adattamento. Le prime settimane mi sono trovato sopraffatto dall'incertezza. Le informazioni cambiavano quotidianamente; un senso di paura per il virus rendeva impossibile concentrarsi su qualsiasi altra cosa. All'improvviso, la vita di routine si è fermata: scuole chiuse, attività sociali molto limitate e continua paura per la propria salute. Man mano che il tempo passava, ho iniziato a sentire un crescente senso di solitudine, anche se ero circondato da familiari e dalla tecnologia. Le videochiamate sono state importanti per tenere i contatti, ma mancava qualcosa in me, il contatto fisico e quei rapporti quotidiani che prima si dava per scontati. La quarantena mi ha posto di fronte alle mie emozioni più intime e ho iniziato a rendermi conto di quanto era facile cadere nella spirale dell'ansia quando la mente non aveva distrazioni. Quella sensazione di non sapere cosa sarebbe successo nel futuro alimentava il senso di impotenza. Poi, a poco a poco, trovai nuovi modi per affrontare queste emozioni.

Ho iniziato a fare esercizi di respirazione per calmare l'ansia. Ho imparato ad apprezzare il silenzio, a riflettere di più su me stesso e sui miei desideri. Nonostante le difficoltà, ho capito quanto fosse fondamentale adattarsi, anche psicologicamente, a un mondo che stava cambiando. Questo periodo mi ha insegnato a gestire meglio lo stress ea cercare il lato positivo, anche nelle situazioni più difficili. In conclusione, il coronavirus è stato senza dubbio uno dei momenti più ostici della mia vita, ma anche un momento di crescita e di riflessione. Ha cambiato la mia visione del mondo, delle persone e delle cose che rendono la vita degna di essere vissuta. Mi ha insegnato la resilienza, l'abilità di adattarsi e di vincere le sfide, ma anche l'importanza di rimanere uniti, anche quando siamo lontani. Nonostante le difficoltà, ho imparato a guardare con maggiore consapevolezza e gratitudine alla vita, e ad apprezzare ogni momento di normalità che ora sembra più prezioso che mai.

Rebecca Carol Li Vigni III L Economico Sociale IIS Rosina Salvo di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”

Il 9 marzo 2020, mi trovavo a casa di amici, senza sapere che quel giorno segnava l’inizio di un periodo che avrebbe cambiato la vita di tutti. Il Covid19 stava iniziando a diffondersi, ma nessuno di noi sapeva ancora cosa fosse realmente e quanto avrebbe impattato sulla nostra quotidianità. Le prime settimane sono state confuse, caratterizzate da una forte incertezza e da voci che si susseguivano senza che fosse chiaro cosa sarebbe successo. A dicembre dello stesso anno, il virus ha colpito me, mia mamma e mia sorella.

Non dimenticherò mai quel periodo, soprattutto perché è stato durante le festività natalizie, un momento che normalmente dovrebbe essere di gioia e condivisione. Per me, invece, è stato un periodo di solitudine e di disagio. Mi sono trovata costretta a stare a casa per 12 lunghi giorni, senza poter vedere i miei amici, che, nel frattempo, si divertivano, uscivano e continuavano le loro vite come se nulla fosse. Io, invece, avvertivo la loro mancanza, ma soprattutto quella di mio papà e di mio fratello, che non potevo abbracciare né incontrare.

In quel periodo difficile, mio papà cercava in tutti i modi di starci vicino, pur nel rispetto delle normative sanitarie. Ogni tanto veniva a trovarci, indossando mascherina e guanti, armato di buona volontà e di piccoli gesti di affetto: ci portava la spesa, qualche cioccolatino e altre piccole cose che, in quel momento, sembravano enormi segni di amore. Nonostante tutto, sentivo un vuoto, un'assenza che il virus aveva imposto nelle nostre vite. In casa, la nostra quotidianità era completamente cambiata.

I medici vennero a farci il tampone, due volte, per monitorare la nostra salute e verificare se il virus stesse facendo progressi. La sensazione di vivere un incubo che sembrava non finire mai era forte, ma cercavo di non essere sempre giù di morale. La pandemia ha influito molto sul modo di vivere di tutti noi. La vita sociale è stata ridotta al minimo, le uscite limitate, e ogni attività che prima facevamo liberamente era ora vietata. La didattica a distanza è diventata la normalità per gli studenti, con insegnanti e ragazzi costretti a fare i conti con una nuova forma di apprendimento che, per molti, è stata difficile da gestire.

Allo stesso tempo, il coprifuoco è diventato una parte della routine quotidiana, mentre le strade e le piazze delle città si svuotavano, lasciando un silenzio surreale al posto del caos tipico delle nostre città. In quei mesi, abbiamo imparare a vivere con la paura, la solitudine e l’incertezza. Il Covid19 non ha solo messo in crisi i sistemi sanitari e le economie mondiali, ma ha anche cambiato il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, come affrontiamo le difficoltà e, soprattutto, come apprezziamo le piccole cose che prima davamo per scontate.

Guardando indietro, posso dire che quella esperienza mi ha cambiato profondamente. Mi ha insegnato ad apprezzare ancora di più le persone a me care, a non dare nulla per scontato e a rendermi conto della forza che si può trovare nei momenti più difficili. La pandemia ci ha costretti a reinventare il nostro modo di vivere, ma ha anche dato l’opportunità di riflettere su ciò che davvero conta.

Anna Maria Marciante III L - Liceo delle Scienze Umane IIS “Rosina Salvo” di Trapani Progetto PNRR Futura “Il giornalismo digitale nell’era dell’IA”