La violenza sulle donne non ha confini, non ha nazionalità, è un fenomeno sovranazionale e globale. Ovviamente l’arretratezza culturale è l’humus più idoneo al suo proliferare. Sappiamo che la donna nei paesi africani, dove vige una subcultura di stampo maschilista, è tristemente sottomessa. In Niger le condizioni in cui vivono le donne sono estreme, disgustose, incredibili. Esse sono soggette alla lapidazione; si sposano all'età di dodici anni e subiscono violenze. Quando vanno a denunciare, vengono lapidate dagli altri uomini. Tuttavia, anche il nostro territorio, apparentemente acculturato e civile, annovera simili fatti di cronaca nera. Uno di questi si è verificato nel 2012 nel trapanese: la storia di un uomo accusato di omicidio, per l’assassinio della moglie incinta al nono mese, a cui aveva fracassato la testa e dato fuoco. Questo è solo un esempio dei tantissimi casi di violenza sulle donne verificativi nel trapanese, in Italia e nel resto del mondo. Ogni giorno si perpetrano violenze fisiche, ma anche psicologiche, con le quali l’uomo (fidanzato o marito) si accanisce contro la donna. In Italia sono accaduti 11.000 casi di aggressione dal 2015 al 2019; circa il 72 % di casi di aggressione ha riguardato le donne: uno sconcertante cocktail di abusi verbali, violenze fisiche e molestie. Bisogna rilevare che con la pandemia si è registrata una recrudescenza della problematica, per via delle vicinanze durature forzate. Condividere per tante ore lo stesso spazio fisico ha esacerbato situazioni già pericolose. I dati della direzione centrare della polizia criminale evidenziano che nel 2021 ci sono stati 119 femminicidi: un aumento significativo rispetto al periodo pre-pandemia. Questi numeri servono a farci capire tanto e inducono a riflettere su quanto sia forte e diffuso questo fenomeno. La violenza esercitata sulle donne manda in frantumi i diritti fondamentali alla vita, alla dignità e alla socialità attraverso l’isolamento forzato da familiari e amici, l’abbandono del lavoro, la deprivazione della serenità e della bellezza in generale. Ogni granello di vita diventa oscuro. Si sgretola. Ansia e depressione sono in agguato. Ma perché l’uomo deve prevalere sulla donna? Non siamo tutti esseri umani? E’ una domanda retorica che presuppone una risposta positiva. Ma la cosa non è così scontata. Alcuni maschi considerano la donna di loro proprietà. Ne sminuiscono il valore, impediscono che si affermi come donna, mamma, lavoratrice, provano gelosie per i successi dell’altra. Alcuni uomini, per fortuna non tutti, credono che la donna sia un essere inferiore da colpire, bastonare, sfregiare, sfruttare, seviziare, carbonizzare. Le conquiste delle donne sono state sofferte. La donna ha sempre dovuto lottare per la sua libertà; oppressa e schiava degli uomini, è riuscita ad emanciparsi e a farsi valere, anche se ancora oggi la mentalità della maggior parte degli uomini non è cambiata. Immaginiamo la nostra società come un grande giardino, pieno di fiori e di piante, ma allo stesso tempo infestato dalle erbacce. Ognuno di noi, nel suo piccolo, è un giardiniere che deve estirpare l’erbaccia dal giardino. Ciò rappresenta la voglia di eliminare questa cancrena che attanaglia la società, affinchè una piccola cellula non fugga a produrre metastasi in tutto il corpo. La terapia più mirata: la denuncia, seguita dalla condanna e dalla punizione. Una pena considerevole. L’inasprimento delle sanzioni. A nostro avviso, non vanno chiuse le donne nelle strutture protette, ma sono gli uomini rei e maltrattanti che devono essere reclusi nelle carceri! L’altro versante è indubbiamente la prevenzione: formazione, educazione, sensibilizzazione. Un libro, una poesia, la consapevolezza, un gesto possono evitare spargimenti di sangue e urla di dolore. Perché l’amore trova dimora nel cuore gentile. Sempre.
Stinco, Romano, Genovese, Miceli, Gueli, Martinez, Pizzolato, Lombardo, Lumetta, Oddo, Di Malta e Pellegrino.
Liceo delle Scienze Umane
Classe III O
La violenza sulle donne non ha confini… e spesso ha le chiavi di casa.
Per affrontare il tema della violenza sulle donne bisogna partire dalla sua definizione. La violenza sulle donne include tutti quegli atteggiamenti aggressivi o molesti degli uomini nei confronti delle donne, per cui si parla anche di violenza di genere, essendo l’appartenenza al diverso sesso l’elemento che più frequentemente è la causa della violenza. Le donne sono violate, in quanto considerate inferiori, oggetti, come un vaso da rompere, indegne di considerazione. Spesso questa forza incontrollata e spietata è causata dall’atteggiamento possessivo dell’uomo, che si manifesta con atti di gelosia destinati a portare all’isolamento della donna dalla vita sociale, dalla famiglia d’origine, dalle amicizie. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazione Unite il 17 dicembre del 1999. Come data della ricorrenza l’Assemblea generale ha scelto il 25 novembre. Il colore utilizzato in questa giornata è il rosso, il colore del sangue, il colore dell’amore. Perché la tragedia è il frutto peggiore di un amore malato. E uno degli oggetti simbolo sono le scarpette rosse, che rappresentano le vittime di violenza e il femminicidio. Il 24 novembre, in occasione dell’Assemblea d’Istituto, abbiamo visionato dei video su fatti di cronaca, raccontati dalle vittime che hanno vissuto orribili esperienze e ne sono uscite lese, mostrando in pubblico le proprie cicatrici e i propri dolori. “ È rimasto solo il sorriso “ sono le parole di Valentina, che aveva solo 27 anni, quando il marito tentò di ucciderla. La vita di Valentina, soffocata da una forte gelosia da parte del suo ex marito, si consumava nell’isolamento da amici e parenti fino al giorno in cui il marito le versò addosso il cherosene e le diede fuoco , sfregiandole il viso. Dalle parole della donna traspare il perdono. La seconda testimonianza riguarda la storia tragica di una donna che racconta giorno dopo giorno come fosse cambiata la sua vita nel giro di pochi mesi, dopo aver conosciuto il suo compagno. Dalla sua narrazione si evince come col passare del tempo la donna abbia mutato modo di vestire e come la sua vita si sia trasformata radicalmente, fino all’annullamento totale della personalità. Non meno intensa è l’ultima testimonianza: la storia di Rosanna, una donna, che per proteggere se stessa e il bambino, che portava in grembo, aveva tentato più volte di recuperare una relazione ormai conclusa. Dopo l’ennesima violenza Rosanna finalmente capisce che era giunto il momento di voltare pagina. Questi spaccati di vita ci hanno fatto riflettere sulla necessità di valutare ogni minimo segnale. Uno schiaffo può essere il preludio a tutta una serie di violenze destinate ad amplificarsi. L’isolamento coatto è la via che conduce al totale controllo della persona, la quale nel vortice della violenza fisica e psicologica, non trova nessuno a cui rivolgersi per chiedere aiuto. Mai credere che qualcosa possa cambiare se già si manifestano simili presupposti. Noi giovani donne, che ci affacciamo al mondo degli affetti extrafamiliari e ai primi innamoramenti, abbiamo apprezzato molto l’attività svolta perché riteniamo che la scuola rivesta un ruolo fondamentale. Cultura significa coltivare gli strumenti per interpretare la realtà e per difendersi.
Liceo delle Scienze Umane
CLASSE II O (Gruppo 2)
Sarah Lampiasi, Adabbo Rachele, Angileri Giulia, Andolina Maria Rita, Augugliaro Simone, Barbara Cora, La Fauci Lavinia, Tartamella Alessia, Vultaggio Soraya.