È ormai da più di vent’anni che le musiche di Cocciante e Plamondon girano per il mondo per allietarci con l’Arte e la Bellezza delle melodie del musical “Notre Dame de Paris”. Storia ambientata nella Parigi del 1482, periodo di grandi scoperte e rivoluzioni nel mondo, come le scoperte geografiche, la diffusione,poi, della riforma luterana, ma anche l’invenzione dei caratteri mobili grazie a Gutenberg. Sullo sfondo storico del Rinascimento francese e delle sue supreme cattedrali gotiche si intrecciano le vite di persone diverse fra loro da un punto di vista sociale, ma simili nei sentimenti dell’animo e nei suoi gridi di sofferenza. Questa è la storia della zingara Esmeralda che va incontro alla morte a causa delle azioni poco nobili messe in atto da chi affermava di disperarsi d’amore per lei, che, da uno spirito nato libero, l’ha resa prigioniera della sua bellezza e delle sue doti.
La vicenda è molto distante
da noi come ambientazione culturale e storica, ma ciò che ci accomuna ai
personaggi del racconto, figli di un tempo storico differente, sono i
sentimenti; le uniche cose immutabili e non soggette al cambiamento delle mode
poiché Universali e indiscutibilmente veri. Potremmo immedesimarci in ognuno di
loro se solo ci riflettessimo un po'…
Esmeralda è una ragazza come
tante, uno spirito libero che racchiude in sé una grande voglia di amare e di
viaggiare, con l’illusione della fantasia che però viene purtroppo spezzata
dalla vista dei crudeli mali del mondo che finiscono prima o poi per
coinvolgere chiunque in un labirinto in cui si è rinchiusi senza sapere come
uscirne. Una volta entratovi saremo le vittime di un sistema in cui ognuno
mette in scena la sua parte e porta avanti gli sviluppi della storia, da cui
spesso si esce consapevoli del mondo, ma allo stesso tempo profondamente disillusi
nel vedere le proprie speranze irrealizzabili. Non tutti, infatti, sono
portatori di sentimenti virtuosi come Febo che proclama un amore per la zingara,
ma che in verità è solo un puro divertimento che deriva da una futile
attrazione fisica tanto che ritornerà sui suoi passi verso la sua promessa
sposa chiedendo perdono,ma giustificandosi a spese degli altri e ignorando le
sue responsabilità e non tenendo conto
delle accuse rivolte a chi è solo una povera vittima innocente che desiderava
meravigliarsi del mondo come l’adolescente che si allontana dal nido per
scoprire e trovare sé stesso, ma che incontra degli ostacoli nel suo cammino
che metteranno a dura prova il suo animo inesperto. I sentieri sono spesso
pieni di incontri che sembrano casuali, ma in verità destinati ad un disegno da
noi sconosciuto. Dall’esperienza trarremo noi stessi le
nostre conclusioni sul mondo in cui abbiamo visto uomini che cadono nella
superbia del loro ego smisurato, nella folle gelosia e possessività per qualcosa
che non potranno mai avere e che non deve possedere nessun altro ,ma anche in abusatori
di potere che si proclamano portatori di giusti ideali di cui in effetti
dovrebbero essere d’esempio, come il personaggio-arcivescovo- Frollo, ma che in
verità indossano un abito che non onorano poiché sono proprio loro a compiere i
più incoerenti e abominevoli peccati del mondo che mal si sposano con la veste
che indossano.
E poi troviamo chi si limita
a guardare le atrocità che avvengono attorno a noi riponendo la speranza di un
cambiamento in un grido di pietà verso il cielo e le sue stelle “lanciando le
sue voci in cielo” come cantava il poeta Gringoire nella sua canzone “Luna”.
Egli è il narratore della storia e spettatore empatico solo successivamente
coinvolto negli intrecci del racconto, che lo segneranno profondamente nel
vedere la disperazione e la fragilità di
un uomo, il gobbo Quasimodo, che si porta la sua croce di uomo incompleto e
deforme e mai veramente amato. Il cuore di
Quasimodo ama perdutamente e fa di questo sentimento la sua ragion di vita.
Egli vede la felicità negli altri ma mai dentro di sé e si arrende al suo
destino segnato da delle campane che mai suoneranno per lui come canta nella
canzone “ Le Campane”. Lui si lascia morire insieme alla sua Esmeralda
lasciando un “misero mondo perso” certo però che il suo Amore diverrà “ una
scia tra luci dell’universo” poiché puro e vero.
Ognuno di loro è un’anima
sofferente ma che, come accade ancora oggi, sceglie come vivere il dolore. C’è
chi decide di percorrere la strada della cattiveria e dell’avidità, chi sceglie
di essere un semplice spettatore arreso che si limita a compiangersi di un
destino che sembra segnato senza provare a mutarlo, chi prova a far da guida ma
si deve arrendere davanti alle voragini del mondo in cui viene coinvolto egli
stesso, come il clandestino Clopin protettore di Esmeralda, e chi invece si
comporta nonostante tutto con bontà anche a rischio di essere la peggiore
vittima delle tragedie del mondo, ma che racchiuderà la vera essenza della vita
e il suo fine ultimo: “Vivere per Amare”.
Tartamella Maria Sofia 4^A
Liceo delle Scienze Umane